Non si è trattato di una gara vera e propria ma di un esperimento scientifico, di un test su strada, di una tappa di avvicinamento al record in gara, chiamatelo come volete. E' stata anche una operazione pubblicitaria e di marketing - certo - a supportare tutto questo lavoro non c'era la IAAF, il CIO o la Federazione di Atletica Leggera ma una azienda privata con il suo capitale privato e con le sue migliori risorse: ricercatori, tecnici, preparatori, scienziati, materiali, nuovi prodotti. Il muro delle due ore questa mattina non è stato abbattuto ma Eliud Kipchoge ha corso la distanza della maratona in 2h00'25", un tempo strepitoso che ci proietta nel futuro della corsa.
E' stato fantastico vedere in diretta streaming alcuni tra i runner migliori del mondo fare da lepre a questi tre nel loro tentativo (oltre a Kipchoge c'erano anche Zersenay Tadese e Lesisa Desisa) alternandosi al comando in un perfetto lavoro di squadra, se non siete tra quelli che stamattina si sono alzati presto per guardare, beh, vi consiglio di rivedervi almeno gli ultimi chilometri, sono da pelle d'oca. Guardatevi la gioia e la partecipazione sincera, gli hi-five, il lavoro di squadra e l'affiatamento. Guardate bene e ricredetevi, se siete tra quelli che andavano dicendo che questa è una pagliacciata e che non è sport. Questo evento che tra dieci o venti o cinquant'anni andremo forse a rivedere in video mostrandolo ai nipoti come facciamo oggi con il record dell'ora di Moser a Città del Messico o con Roger Bannister che per primo nella storia corre il miglio in meno di quattro minuti, ci ha detto almeno quattro cose:
- 1, correre una maratona in meno di due ore è umanamente possibile, questo è un click mentale nella testa degli atleti che produrrà nei prossimi mesi dei risultati cronometrici strepitosi.
- 2, la corsa a piedi - anche quella di alto livello - è uno sport di squadra, proprio come il ciclismo, la pallavolo e le tapasciate tra amici che facciamo noi la domenica mattina.
- 3, c'è un modo nuovo di pensare allo sport e di essere sportivi e anche agonisti che non ha necessariamente a che fare con la competizione e con le federazioni ma che ha a che fare invece con l'esplorazione e con la scienza, con la scoperta di sé, con la gioia pura generata dallo spingersi oltre. Siamo passato da "Just do it" a "Do more" e questo è il passaggio a un epoca successiva (non solo in campo sportivo) che forse in molti non riescono a cogliere.
- 4, si è trattato in ultima analisi anche di un esperimento di marketing e sociale, questo è sicuro. Questo tentativo di record ha riguardato anche e soprattutto i detrattori, ha diviso il mondo in scettici ed entusiasti, in fondo lo sport è anche questo: libertà di non apprezzare o di non gioire.
Una infinità di persone (tra questi oltre che molti runner anche addetti ai lavori e giornalisti) si sono dichiarati apertamente in contrasto con questo tentativo, sembra quasi che a qualcuno dia fastidio che un certo ordine delle cose venga sovvertito a partire dalla verità oggettiva dei numeri che rappresentano il riscontro cronometrico.
Sembra che l'alone che circonda il record e la maratona, il suo mistero a la epica che le aleggia intorno sia per alcuni minacciato dalla cruda realtà statistica dei dati. La critica principale che ho colto a questo progetto è riassunta nella frase: "non è sport". Kipchoge, Tadese e Desisa hanno corso con le loro gambe mica in groppa a qualcuno quindi mi chiedo a questo punto che cosa è lo sport, per certi, ma a parte questo a me viene il dubbio che tutta questa ostilità che ho visto in certi casi sconfinare nel disprezzo dica una cosa soltanto: che questa è la strada giusta.
https://youtu.be/
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