lunedì 23 marzo 2015

IL PIANTAGRANE.

Quando ero piccolo pensavo che il "piantagrane" fosse un attrezzo. Una specie di piccola trivella cicciotta e filettata, lunga una ventina di centimetri con una impugnatura verde (non so perché ma io l'impugnatura me la immaginavo verde). La trivella aveva grossomodo la forma e le proporzioni di un cono gelato capovolto, leggermente più grande di un cono gelato però molto più robusta, in metallo, con delle alette filettate e taglienti e con questa impugnatura ovale che riempiva il palmo di una mano.

Non riuscivo a immaginare tecnicamente il funzionamento esatto della “piantagrane" ma immaginavo che fosse necessario appoggiarla per terra, fare pressione sull’impugnatura caricandoci bene sopra tutto il peso del corpo, e poi lasciarla lavorare. Poi faceva tutto lei. Se qualcuno mi avesse chiesto se ne avevo mai vista una di trivella piantagrane avrei quasi certamente risposto di sì, che l'avevo vista, tanto ero convinto. Ero sicuro di averne vista una tra gli attrezzi da lavoro di mio nonno.

Poi diventando grande capii senza che nessuno me lo spiegasse che per "piantagrane" non si intende un attrezzo ma si intendono dei soggetti, delle persone, una certo tipo specifico di persone. Persone piuttosto pignole e rognose con cui avere a che fare, diciamo. E' un modo di dire.

Una volta un po' di tempo fa ero in fila per fare un documento in un ufficio comunale, eravamo in fila nel corridoio e c’era lì un signore che pareva saperla lunga di documenti e di file e di uffici comunali e che aveva iniziato a puntarmi e a parlarmi e che a un certo punto di un discorso che io non capivo nemmeno molto bene se devo dire la verità, aveva buttato lì la parola “piantagrane”. Che io effettivamente erano dei secoli che non la sentivo dire, la parola “piantagrane". Pianta da pianta, grane da grane. Piantare-grane. Mi era subito venuta in mente tutta questa storia di quando ero bambino e la forma esatta dello strumento “piantagrane”, mi erano venute perfino in mente le alette filettate e la forma e il colore dell’impugnatura. Ovale, verde. Il signore che mi parlava e che mi incalzava nel discorso mi veniva sempre più vicino inclinandosi verso di me con la testa e sollevandosi sulla punta dei piedi, usava un tono sempre più polemico e confidenziale, lanciando delle occhiate ostili a destra e a sinistra verso le altre persone in fila nel corridoio e verso gli impiegati che ogni tanto passavano di lì. Il signore si doveva anche essere accorto del mio ascolto distratto e piuttosto superficiale, intanto. Doveva avere notato il mio sguardo fisso nel vuoto in un punto indefinito in fondo al corridoio e il fatto che io stavo pensando quasi certamente ai cazzi miei.

Indossava un cappotto color cammello elegante e teneva una cartellina porta documenti nelle mani che si passava continuamente dalla destra alla sinistra, e dalla sinistra alla destra, nervosamente. Era ben pettinato e rasato e aveva un profumo deciso di dopobarba alla menta. Si avvicinava e allontanava da a me continuamente con una sequenza ininterrotta di mezzi passi e giravolte, aveva ai piedi dei mocassini neri un po’ lisi, si capiva che ci doveva avere camminato dentro parecchio. A un certo punto, all’improvviso, dopo qualche secondo di sospensione del discorso, prese a fissarmi dritto negli occhi, mi venne vicinissimo per parlare, deviando all’ultimo istante in direzione dell’orecchio sinistro. Io feci docilmente il gesto di girare un po’ la testa di lato, per agevolarlo, non sapevo che altro potevo fare. Girai la testa leggermente di lato e rimasi in silenzio ad ascoltare.

Il signore diede una ultima occhiata furtiva a destra e a sinistra per assicurarsi che nessuno delle persone in attesa nel corridoio ci potesse sentire, in fila c’erano parecchie altre persone che ci osservavano tutte. Iniziò a sussurrare una frase a bassa voce che all’inizio non capii, capii solo che il soggetto del discorso era responsabile dell’ufficio dove stavamo per consegnare il documento. “Lei lo sa cosa è un piantagrane?” feci cenno di sì con la testa muovendola avanti e indietro, per fare intendere che avevo capito, poi mi fermai rimanendo immobile in attesa del resto del discorso. “Lei lo sa cosa vuole dire avere una trivella puntata direttamente sui coglioni?”.

Sbarrai gli occhi. Il piantagrane - pensai - lo strumento: quindi, esiste per davvero?

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