Ieri sono stato ad allenarmi al velodromo ed è stato bellissimo, non parlo solo dell’esperienza sportiva, parlo dei pensieri che mi sono portato a casa dopo l’allenamento, oltre alle gambe a pezzi ovviamente. Mentre me ne tornavo a casa in macchina guardando fuori dal finestrino pensavo che è sempre più frequente parlando di sicurezza - in valanga, in montagna ma più in generale nella vita - imbattersi in esperti o presunti tali che pensano in nome della sicurezza di potere avere sempre e comunque un buon motivo per mettere dei divieti o per complicare le cose. Soggetti abbastanza ottusi e retrogradi che si credono invece all’avanguardia e che pensano che la sicurezza abbia sempre e soltanto a che fare con l’aggiungere e con il complicare, quasi mai con il levare o con il semplificare. Persone che assegnano grande valore agli oggetti e alla tecnologia, alle cose e ai gingilli tecnologici e quasi nessun valore alle persone, alla abilità, alla creatività e alla fantasia individuale. A queste persone pensavo ieri, tornerebbe molto utile qualche giro di pista in un velodromo, per certi versi è una esperienza illuminante. Le bici da pista sono semplicissime nella costruzione e nel funzionamento, sono tutte rigorosamente senza freni e questa è paradossalmente la condizione essenziale per la sicurezza di tutti i ciclisti nel gruppo: non frenare. Mai. Pedalare in pista avendo a disposizione i freni consentirebbe sempre a qualcuno di sentirsi autorizzato ad usarli, in caso di emergenza. Ognuno ha una idea propria, soggettiva e arbitraria di emergenza e la sicurezza è per natura una questione relativa, legata ai punti di vista. Alcuni di noi pretendono invece di pensarla come un valore assoluto o un diritto, la sicurezza, come una serie di limiti fissi da non oltrepassare mai, però non è così. Non basta, non funziona. La sicurezza è un fatto personale e non è mai un diritto, è una scelta. Una possibilità. E’ la somma algebrica di un calcolo che tiene conto di costi e benefici, di metodo e casualità, di abilità e di incapacità. I velodromi come le montagne non sono luoghi esenti da rischi, si pedala veloci, a distanza molto ravvicinata, ci si sorpassa e ci si insegue e le curve sono piuttosto inclinate, andando piano è perfino difficile restare in equilibrio. Pedalare in pista per un neofita è piuttosto destabilizzante, difficile. E poi appunto, le bici sono senza freni. Per pedalare in un velodromo bisogna accettare un certo grado di rischio e farlo proprio, prendere o lasciare. Minimizzare i rischi vuol dire in realtà accoglierli e gestirli, non eluderli. Non aggirarli. Non eliminarli. Si fa sempre fatica a dire a certi che pretenderebbero di decidere per tutti che non è vero che in nome della sicurezza tutto è lecito. Leggi, regolamenti, divieti, norme restrittive, accessori, modalità, tecnologie, controllo, limiti. Freni sulle bici. Se chiedete a uno che non ha mai pedalato in un velodromo se è più sicura una bici senza freni o una con i freni cosa volete che vi risponda? Percezione e realtà non sono la stessa cosa. La sicurezza certe volte - certe volte soltanto - ha a che fare con con il fare-di-più e con l’aggiungere, e certe altre volte ha a che fare con il non-fare e con il togliere. I freni, ad esempio.
giovedì 18 febbraio 2016
FRENI, NIENTE.
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