venerdì 17 maggio 2013

COSE CHE HO VISTO AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO.

A trovare il parcheggio ci ho messo un ora. Un ora dico. Nella città dell'automobile.

Poi sono arrivato alla biglietteria, mi sono messo in coda. C'era una coda, ma una coda. Ho visto in alto sopra alle casse un cartello con scritto bancomat, era la cassa solo bancomat allora mi sono spostato. Alla cassa solo bancomat non c'era nessuno e alle altre casse c'era una coda, ma una coda. Ho detto buongiorno ho dato il bancomat, la signorina alla cassa mi ha detto Il bancomat non funziona. Ah, e allora? ho detto io. Può pagare in contanti. In contanti? ok. Mi sono voltato verso quegli altri in fila alle casse solo contanti e ho tirato fuori il contante, dieci euro. Cercavo di non farmi vedere che mi scocciava un po', mi guardavano, che poi non è mica una colpa, avere il bancomat. C'era una coda, ma veramente una coda, alle altre casse. Mi sono girato un po' di spalle. Ho pagato. Sono entrato.

Appena dentro ho pensato Adesso vado a pisciare così poi per un po' sono a posto. Credo che lo pensino tutti al Salone del Libro di Torino appena entrano Adesso vado a pisciare così poi per un po' sono a posto, soprattutto le donne. Tutte. Al bagno delle donne c'era una coda, ma una coda. Al bagno degli uomini solo io e un altro signore che pisciava con una borsa portacomputer a tracolla, e poi basta. Ci siamo anche sorrisi mentre pisciavamo. Salve. Salve.

Poi sono entrato dentro al salone, finalmente, il primo stand che ho visto, enorme, tipo una villetta di due piani color bèige mancavano solo i gerani ma forse c'erano anche i gerani, era lo stand della Calabria. Lo stand della Calabria, mi sono detto? Al Salone del Libro?

salone del libro > libri;
libri > cultura;
cultura > turismo;
turismo > pil.

Ah, già. I libri. La cultura. C'erano anche degli assaggi eno-gastronomici allo stand della Calabria e delle hostess elegantissime e gnocche; e anche delle racchione vecchie però c'erano, che tenevano dei fogli in mano che si capiva che invece loro non erano hostess e che erano loro quelle che comandavano, nello stand della Calabria. Loro con i fogli in mano. Le racchione. Del rinfresco io non ho preso niente, del resto era solo per la stampa, e sono andato avanti.

(stavo pensando: metti che scrivo un libro e che vogliono invitarmi in Calabria a presentarlo, se leggono questa cosa delle racchione, quelli della Calabria, magari non mi invitano più? magari questo pezzo lo togliamo, allora. Poi vediamo)

Passeggiando per i corridoi ho notato:

- Una ragazza che vendeva una rivista LIBRI PER TUTTI solo due euro, la vuole? no grazie, lei mi ha sorriso lo stesso e mi ha detto Non importa. Gentilissima. Capelli neri, occhi neri, golfino bianco. Carina. Lo dico perché ce n'erano anche altre che vendevano la stessa rivista ma loro le altre, meno carine.

- Della moquette gialla con ancora l'odore della moquette nuova, che però secondo me facevano meglio a sceglierla di un altro colore, la moquette, che a ora che è lunedì, la moquette gialla.

- Altri stand delle regioni italiane Piemonte, Marche, Maremma Toscana, sempre per via di quella cosa
libri > cultura;
cultura > turismo;
turismo > pil.  E poi anche altre regioni che non me le ricordo tutte, adesso.

Al salone del libro uno dice, cosa ci vai a fare? voglio dire, è come andare in un capannone dove ci sono decine di migliaia di libri ( o centinaia di migliaia? quanti saranno? boh) però tu con quei libri non è che ci puoi entrare in relazione direttamente, voglio dire tu sei lì che cammini nei corridoi e loro sono là appoggiati sui banchi. Sono chiusi. I libri bisogna leggerli. Come fai tu a sapere cosa c'è scritto dentro? Se quello lì è un bel libro oppure no?

La copertina.
Che però è stupido scegliere un libro solo per la copertina, lo sanno tutti.

L'autore.
Che però se leggi sempre gli stessi autori, come fai a scoprire dei nuovi autori interessanti che dicono delle cose nuove e interessanti?

L'editore.
Che però, anche lì, se compri sempre i libri delle solite case editrici più grandi e più forti, come si fa?

E' un bel dilemma.

Forse è per questo, per questa paradossale"incomunicabilità" dei libri mentre sono chiusi, mentre non li leggi, che allora, al Salone del Libro di Torino, le case editrici organizzano delle mini (o maxi, dipende) conferenze con gli autori. Io ne ho seguite tre:

- in una c'era un signore piuttosto obeso, meglio dire obeso, meglio dire molto obeso vestito di nero (non vi dirò il nome) che parlava e parlava e citava e parlava e parlava e citava, poi a un certo punto, dopo poco che ero lì ha usato la parola "divisivo", ha detto: "Divisivo ora è una parola molto usata, usiamola" allora lì io mi sono alzato e sono andato via. Anche perché se fai una conferenza e hai delle briciole sulla pancia aggrappate al maglioncino, voglio dire, certe parole bisognerebbe avere il buon senso di non usarle.

- in un altra c'era un salottino con una moquette blu con circa quarantotto sedie vuote e tre che tenevano una conferenza che stavano seduti su tre sedie dietro a un tavolo  con una tovaglia che arrivava fino a terra e poi due in prima fila che la seguivano la conferenza, totale cinquantatre sedie in tutto.
48+2 +3=53. Allora io mi sono fermato in piedi per ascoltare di cosa si trattava, anche perché mi spiaceva che erano solo in due nel pubblico, con tutte quelle quarantotto sedie vuote. Purtroppo appena sono arrivato io il conduttore ha detto: (con voce impostata, al microfono) Bene, allora chiudiamo qui, ringrazio tutti, gli autori (ha detto due nomi) e tutto il pubblico intervenuto. Grazie mille, a domani. Domani io non ci sono.

- in un altra c'era Sgarbi che parlava, brillantissimo, simpaticissimo, non ho capito di cosa, l'argomento era troppo difficile per me, faceva collegamenti e saltava da un argomento a un altro facendo riferimenti e citazioni che io non ero in grado di cogliere. I due presentatori della conferenza accanto a lui erano semisdraiati sulle sedie, con le mani conserte e un sorrisino sulla faccia che diceva  Adesso voglio proprio vedere dove va a parare, Sgarbi. Non c'è niente da dire, Sgarbi li teneva tutti in pugno, quelli lì. La sala conferenze era piena e non riuscivi neanche a entrare. Io sono stato lì pochissimo, che non capivo.

Allo stand della Feltrinelli appena entri c'è un gradino insidiosissimo sotto alla moquette bianca, che con la suola delle scarpe in gomma è sicuro che inciampi. Inciampavano tutti. Dopo essere inciampato sono entrato e ho cominciato a guardare dei libri, poi mi sono rigirato indietro verso l'entrata e ho visto altra gente inciampare, inciampavano tutti,  mi sono detto Vuoi vedere che l'hanno messo apposta quel gradinetto nascosto? Per spiazzare un po' la gente che entra. Per metterla un po' a disagio. Per livellare. Non so. E' una mia impressione.

Se è così - potrebbe essere - il problema è che la gente inciampando quando entra non può vedere la gigantografia di Roberto Saviano che sta proprio di fronte, in centro, con il libro ZeroZerZero, sfondo nero scritte rosse e bianche, una foto di lui che si tiene un dito sulla tempia e pensa. La classica posa da scrittore. Che uno appena entra e inciampa pensa Che figura e scantona subito ai lati, a sinistra o a destra, i libri di Saviano al centro non li vede. A sinistra nello stand della Feltrinelli ci sono i saggi. A destra le guide turistiche. I tascabili sono in fondo, tutto lungo le pareti.

Alla Einaudi quando entri sembra che ti guardino un po' male, non so, è una sensazione. Sembra che ti guardino come dire Non sarai mica un aspirante scrittore anche tu, vero? Che io, stando lì dentro, alla Einaudi, ho avuto la stessa sensazione che provavo quando ero piccolo ed andavo nei negozi di abbigliamento a chiedere gli autoadesivi - a un certo punto della mia infanzia a metà degli anni '70 c'è stata questa cosa degli autoadesivi da andare a chiedere nei negozi - e quando entravi in un negozio ed eri piccolo, i commessi ti guardavano sempre come dire Che palle, un altro degli adesivi. Che se non vedevano subito tuo padre o tua madre alle tue spalle, c'era anche il rischio che ti sbattessero fuori dal negozio, quelli lì. Io, lì alla Einaudi, ho messo subito su una faccia come dire Tranquilli, sono qui per comprare. Io leggo, soprattutto. Scrivere, poco.

Sempre dentro alla Einaudi c'era un salottino dove facevano delle interviste, stavano intervistando un ragazzo che secondo me è uno scrittore. Uno non tanto alto, magro, capelli corti con un po' di barbetta. Uno tranquillo, con uno sguardo gentile. L'intervistatrice gli teneva il microfono a un centimetro dalla bocca e lui provava a spostarsi indietro ma niente la intervistatrice lo inseguiva, lui sopportava e mi guardava e parlava al microfono, io non sentivo cosa diceva, ero troppo distante. Sembrava un pesce dentro a un acquario. Sembava che con gli occhi mi chiedesse aiuto, Aiuto, Aiutro, poi a un certo punto ha fatto uno sguardo come a dire Tranquillo, ce la faccio, ancora un minuto e ho finito. Non sentivo niente di cosa dicevano, niente, nemmeno il labiale. Lui il ragazzo scrittore non so chi fosse, mi piacerebbe capire chi è e poi andare a leggere un suo libro. Per dire Ecco, quel tipo lì così, scrive questi libri qui. Secondo me sono libri molto belli. Si capisce che lui doveva essere uno molto bravo a scuola, uno appassionato di scrittura. Uno tranquillo, anche. Uno che si fa i cavoli suoi. Che ieri ho capito che se ti piace farti i cavoli tuoi e scrivere, il Salone del Libro di Torino, non è un bel posto dove andare. Mi sa che se sei uno scrittore bravo per davvero, ti obbligano ad andarci, altrimenti non ci andresti.

Allo stand della Mondadori c'era un aria come dire Noi qui pubblichiamo i libri più fighi di tutti.
Alla Rizzoli c'era un aria come dire Noi qui pubblichiamo dei libri che magari sono un po' così e non sono i libri scritti meglio di tutti ma noi siamo bravi a venderli i libri, quindi a noi cosa ce ne frega, comunque ne vendiamo un sacco, di libri.
Alla Marcos y Marcos c'era un aria come dire Ma che cacchio continuiamo a venirci a fare, a queste fiere?
Alla Fandango Libri c'era un aria un po' così così. Medio normale.
Alla Minimum Fax c'era un aria come dire Noi qui pubblichiamo i libri di autori che bisogna assolutamente leggere e li pubblichiamo prima degli altri, prima che diventino autori cult o libri cult, che quelli che pubblichiamo noi sono alcuni degli autori più fighi di tutti e voi non lo sapete neanche.
Alla Casa editrice Libreria dello Sport c'era un libro bellissimo sull'allenamento del ciclista, bellissimo, fatto bene, l'avrei preso ma costava 35€, mi scocciava, non l'ho preso. Lo prendo tra un po', in autunno.

Poi sempre girando per i corridoi del Salone ho incontrato:

- Un editore che conosco bene che porta ancora dei ridicoli capelli a caschetto, uno che ha mandato in fumo una casa editrice e che dentro allo stand di un'altra casa editrice dove adesso deve essere migrato riceveva persone che andavano a trovarlo come si va a trovare uno a cui si vogliono fare le condoglianze e che lui invece riceveva come se quelli lì fossero amici con cui tanti anni fa è andato in vacanza a Stromboli. Che bello Stromboli, eh, ti ricordi? Che bei momenti? Stromboli. Così, in quel modo.

- Due che parlavano tra loro in modo vivace e uno di loro, proprio mentre passavo, ha pronunciato la frase "rescissione del contratto" allora io mi sono voltato con la testa mentre camminavo e loro si annuivano entrambi con i nasi vicini e guardandosi negli occhi.

- Una ragazza gentile che quando ho comprato un libro mi ha regalato una decina di segnalibro dicendomi Te ne do un po', vuoi? erano più di dieci e io non sapevo dove metterli e ho detto Non saranno troppi? e lei Ma noooo, con un'aria da svampita e con un bellissimo sorriso.

Poi ho visto un sacco di altri stand di piccole case editrici, ma non è che riesco a raccontarveli tutti questi stand, adesso.

Poi mi sono avviato all'uscita, sono passato davanti al Bar Espositori e c'era Sgarbi che faceva delle interviste con dei ragazzi giovani, molto giovani che lo filmavano con una reflex. Lui teneva la mano sulla spalla a uno di loro, in segno di amicizia. E' abbastanza alto, Sgarbi. Più di me. Ha i capelli tutti grigi. Più di me.

Uscendo, prima dell'uscita, c'era il bar Autogrill e mi sono detto Adesso bevo un caffè e magari mangio qualcosa così poi fino a casa a Bergamo sono a posto. Ero tutto contento che avevo nella borsa i miei libri che avevo appena comprato:

I cento passi, Giordana-Fava-Zappelli, Feltrinelli.
Episodi incendiari assortiti, David Means, Minimum Fax
Italian Short, Brevi storie lungo il belpaese, Caracò Ed.
La neve e il fuoco, Giorgio Bocca si racconta, DVD+Libro, Feltrinelli
La banda del formaggio, Paolo Nori, Marcos y Marcos.

Mentre ero lì in coda alla cassa ho visto che vendevano il Bounty (quelle barrette al cocco-cioccolato) a 2.50€.
Dico: 2.50€, sono 5000 lire. Mi sono messo un po' di cattivo umore.
Ho preso solo un caffè, un Euro.

Poi sono uscito e mentre uscivo e quell'aria fresca che senti sulle braccia e sulla faccia quando esci da un posto chiuso mi accoglieva ho dato una occhiata al telefono e alle mail e sì, lo confesso, anche a facebook. Mi vergogno. L'ho guardato. Che a volte mi arrivano delle mail anche lì. Lo giuro.

Comunque, tra le notizie di facebook mi è uscito un post di Roberto Saviano che diceva così:

Sabato 18 maggio dalle 11,30 sarò alla Fiera del Libro di Torino. L'unica cosa davvero bella delle fiere sono i lettori. Tanti lettori che si incontrano. Mi farà molto piacere incontrare i miei lettori allo stand Feltrinelli (padiglione 2, stand J52-K51). Stringere le loro mani, guardarci negli occhi, firmare copie, condividere tempo. Proverò a trascorrere una giornata diversa.

Che se io fossi stato al suo posto, al posto di Roberto Saviano, invece che scrivere "L'UNICA cosa bella delle fiere sono i lettori" avrei scritto "UNA delle cose belle delle fiere sono i lettori eccetera eccetera " che lì alla Feltrinelli in fondo io ho visto un sacco di persone gentili che lavorano per lui.

E poi io (padiglione 2, stand J52-K51) non lo avrei mica messo, nel post. Che tanto uno che va al salone del Libro di Torino lo stand della Feltrinelli lo trova lo stesso.

Però. Non so.
Che io non sono mica un esperto.






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