mercoledì 21 dicembre 2011

LA MERAVIGLIOSA UTILITA' DEL FILO A PIOMBO.


Paolo Nori, la prima volta che l'ho sentito nominare, era in un libro che parlava di grammatica e di tecnica di scrittura. In quella pagina parlavano del Che, dell'uso che si può fare del Che tra le parole, cercando di tirarlo da una parte a un'altra di una frase e comunque farlo funzionare. Un po' come tirarlo con delle corde da due lati opposti per tenerlo fermo ma anche al tempo stesso lasciarlo libero di muoversi dentro alle frasi quel Che, è difficile da spiegare ed è anche difficile da capire, ma io mentre leggevo, più che leggevo, più mi sembrava di aver capito. Mi sembrava di aver capito che il Che è come una caramella dentro a una carta, una caramella di quelle tipo le Rossana o le Golia, c'è la carta arricciata da una parte, poi in mezzo la caramella e poi dall'altro lato c'è ancora la carta arricciata, ma nell'altro senso però. C'è una tensione, una tensione di carta, leggera, delicata, mobile. La caramella sta bella ferma là in mezzo e tiene separate le due tensioni ma se tu spingi la caramella con le dita da una parte o dall'altra o se te la metti in bocca con l'incarto e tutto e la àncori dietro ai denti, e tiri, la caramella può muoversi e venire avanti, scivolare dentro alla carta fino a dove vuoi, fino a dentro alla bocca. Il Che, così come lo usa lui, Paolo Nori nelle sue cose che ho letto, è così: mobile. Allora ho detto, Però deve essere uno in gamba questo Paolo Nori. Mi sono immaginato uno mica tanto alto, con il soprabito bègiolino che vagava nella nebbia, in pianura, intorno a Reggio Emilia - c'era scritto nel libro che Paolo Nori è di Reggio Emilia - e poi che fosse un po' pelato, si insomma, calvo.  Mi sono immaginato un signore pelato e anziano, con il cappello, uno che parlava in dialetto. Non lo sapevo però per davvero, fino a stamattina, che Paolo Nori fosse uno pelato. Infatti è pelato, tutto pelato, l'ho visto su youtube, però è più giovane di come me lo ero immaginato. E non c'ha le basette, mi ero immaginato anche delle basette lunghe, invece quelle non le ha. Le basette. 

E niente. Ieri ero in libreria, che non mi piace andarci a natale perché c'è della gente lì che si capisce che in libreria ci va solo a Natale, di fretta, a comprare dei libri che non sono mica per loro, mica per leggerli, ma per regalarli. Io non li regalo mai i libri, li avrò regalati in tutto due o tre volte nella mia vita, ma mai a natale. Primo perché non mi piace andare in libreria a dicembre, dall'8 dicembre in avanti diciamo, che magari se uno mi vede lì pensa che in libreria ci vado solo a Natale, come tanti, solo per i regali. In verità non è che mi interessi cosa pensa la gente che mi vede lì in libreria pochi giorni prima di natale, ma quello che pensa la commessa o il padrone della libreria quello sì, mi interessa. Specie quello che pensa la commessa che sta alla cassa. E' una carina, pallidina, magra, con degli occhiali con una montatura nera spessa e i capelli lunghi neri e delle unghie lunghette, un po' lunghe sì ma non tanto, né lunghe né corte direi, a volte pitturate di rosa e un modo di fare gentilissimo che io, per tutto l'anno mi chiedo sempre, tutte le volte che pago e che gli do la tessera della Feltrinelli per lo sconto, come fa ad essere così gentile. E' di una gentilezza imbarazzante, quasi. Io per tutto l'anno vado lì a comprare dei libri e ne prendo almeno un due o tre a settimana. Non credo che lei se ne sia mai accorta di chi sia quello che le da la tessera e che compra due o tre libri a settimana, lei sembra vivere e appartenere a un altro mondo, davvero, a un altro mondo. Lei sembra che evapori. Intendo dire che credo che lei riconosca la mia tessera, ma non me, non la mia faccia. Non l'ha mai notata quella, credo. Non credo che abbia mai abbinato le due cose, me e la mia tessera. La mia tessera e la mia faccia. Tutto quello che mi dice è Ha 27euro e50 di sconto, li lascio o li scalo? Io dico quasi sempre li lasci, perché un po' mi vergogno di dirgli di farmi lo sconto, che sembra che vado lì alla Feltrinelli soltanto per lo sconto. Anche la fattura, ad esempio. Anche la fattura non me la faccio mai fare, che mia moglie me lo dice sempre Ti sei fatto fare la fattura? e io no. Non me la faccio mai fare. Che mi vergogno a chiederla. Insomma ieri sono andato lì alla cassa e mi sono fatto tutta la fila come tutti gli altri, e avevo i miei tre libri in mano da pagare: Tennis, Trigonometria, Tornado e altre cose divertenti che non farò mai più di David Foster Wallace, che era un po' che lo cercavo, ho letto dieci o dodici pagine subito, bello, bellissimo, fin troppo. Poi Imparare a pregare nell'era della tecnica di Gonçalo M.Tavares. E poi La meravigliosa inutilità del filo a piombo, di Paolo Nori. Quello non mi immaginavo che lo avrei preso. Mi è venuto in mente di Paolo Nori proprio mentre ero lì in libreria davanti allo scaffale della lettera N - odio le librerie che mettono i libri in ordine alfabetico, perché un po' è come mettere gli scrittori, gli uomini, in fila, in ordine alfabetico, tutti davanti a te. io sembra che me li vedo, lì davanti. E' un po' imbarazzante avere davanti a se degli scrittori di mondi di versi, di epoche diverse, di lingua diverse, in ordine alfabetico, che ti osservano mentre scegli un libro. Perché non in ordine di altezza allora? sembra di sminuirli, va bè lasciamo perdere - e cercavo un libro di Aldo NoVe, uno qualsiasi di quelli che non ho, ma non ce n'era nemmeno uno e invece c'era NoRi Paolo appena prima, allora mi è venuto in mente quel signore con il soprabito bègiolino nella nebbia di Reggio Emilia che avevo letto in quel libro che parla di scrittura. Il signore che mi è venuto in mente ancora una volta ieri sera lì in libreria mentre leggevo le prime due pagine del libro era uno in età della pensione che parla dialetto, che gioca a carte nei bar e che a casa ha una moglie molto paziente e silenziosa che gli prepara la peperonata in una cucina mica tanto larga, con delle piastrelle lucide di colore bianco o giallino e che si fa la messa in piega in casa con i bigodini. Una signora che non si è mai tinta i capelli. Una bella donna con dei bei capelli neri e grigi, folti e dei maglioncini di lana tipo cachemire. Una che lo aspetta parecchio a casa, a Paolo. Mi immaginavo una così e uno così. Poi ho letto le prime dieci righe del libro:

"Ecco, a me è successa una cosa che secondo me un po' c'entra con il discorso. Cioè io, nel 2009, dopo sei o sette anni che noni ci andavo, sono andato alla fiera del libro a Torino. Il giorno prima di andare a Torino sono andato a Parma, con mia figlia, abbiamo dormito a Parma,  da mio fratello, e poi son tornato a Bologna, ho lasciato mia figlia a sua mamma, in stazione e, senza passare da casa (abito lontano dalla stazione), ho preso un treno che mi ha portato a Torino.[…]"

Ho capito subito che Paolo Nori doveva avere tutta un'altra età invece e che dovevo assolutamente leggerlo, quel libro. E anche sua moglie doveva essere tutta un'altra persona, senz'altro. Quindi l'ho preso, il libro. Che in un certo senso è come portarti a casa Paolo Nori. Ciao Michela sono arrivato - Michela è mia moglie - Ti presento Paolo, Paolo questa è Michela. Piacere. Piacere. Scusa, si ferma a cena? Non lo so, adesso, ti fermi a cena Paolo? Sono andato alla cassa. Dopo un po' che ero lì che facevo la fila e mi rigiravo tra le dita dentro alla tasca una carta di caramella menta forte Perugina spiegazzata, pensavo al titolo La meravigliosa utilità del filo a piombo o meglio, pensavo al filo a piombo proprio. Effettivamente è una meraviglia, il filo a piombo. Te guarda:

Autorevole come il filo a piombo.
Preciso, come un filo a piombo. 
Indiscutibile, come un filo a piombo.
Semplice, come un filo a piombo.
Mette d'accordo tutti, il filo a piombo.
Retto, come un filo a piombo
Flessibile, come un filo a piombo.
Retto e flessibile, come un filo a piombo - che è un'altra cosa ancora rispetto a retto punto e flessibile punto.
Tascabile, come un filo a piombo.

Mentre ero lì in fila pensavo che è una bella fortuna, se vuoi fare lo scrittore o anche solo scrivere delle cose, qualche cosa, qualsiasi cosa, avere fatto dei mestieri. Degli altri mestieri, dico, oltre allo scrittore. Come il traduttore Russo-Italiano, come Paolo Nori. Come il guardiano di un camping, come Roberto Bolano. Come il pizzaiolo, come Andrej Longo. Come il muratore, io l'ho fatto il muratore, per dire. Magari aiuta, almeno a leggere e a capire, se non a scrivere. Ero lì in fila. E dopo una ragazza con i capelli lunghi biondi con un profumo fortissimo di balsamo Pantène Pro V alla vaniglia che ha comprato un libro di Fabio Volo, che ha pagato e ha chiesto Scusi mi può fare un pacchetto regalo?, toccava a me. Il pacchetto può andare là in fondo a quel tavolo da quelle due ragazze a farselo fare. Là in fondo c'erano due ragazze secondo me di un liceo, mica tanto carine, con il cappello di Babbo Natale in testa che facevano i pacchetti. Ah, grazie, non avevo visto. Non avevi visto il tavolo dove fanno i pacchetti, ok. Toccava a me. Ho messo la carta di credito e i miei tre libri sul banco della cassa, li ho fatti scivolare impilati uno sopra l'altro, girati in giù in modo che il titolo non si vedesse subito. L'ho guardata, la mia amica. Si, insomma, quella che vi ho detto prima che fa la commessa, a dire il vero non so nemmeno come si chiama. Emma forse, o Anna, direi più Anna da come è pallida, però non so. Mi sembrava stanca, mi sono anche chiesto se a mezzogiorno aveva avuto tempo di mangiare. Secondo me no. Ha preso i miei libri, ha passato il codice a barre e io mi chiedevo se magari lei quei libri li avesse letti e se a lei quei libri gli sembravano diversi da tutti gli altri libri della giornata. Perché a me, i libri che stavo comprando io, sembravano dei libri totalmente diversi da tutti gli altri libri di tutte le altre persone. Non dei regali di Natale, infatti non erano dei regali di Natale. Erano i miei libri, proprio i miei. Lei non ha detto niente. Mi ha detto solo Vuoi - non Vuole, Vuoi - un sacchetto di carta? No grazie, ho detto, che non mi piace andare in giro con dei sacchetti. Poi lei ha mosso la mano avanti e ha fatto un click con il mouse guardando fissa lo schermo del computer, e mi ha detto Scusa ma tu non c'hai mica la tessera della Feltrinelli? Si, ce l'ho. Silenzio. E allora perché non me la dai? E mi ha guardato. Sembrava proprio che per lei fossero tutte invisibili le dieci o dodici persone che aspettavano in fila dietro di me, a me invece sembravano più di dieci o dodici, sembravano una cinquantina. Mi ha guardato da sotto gli occhiali che gli erano un po' scivolati giù e ha fatto una specie di gesto con il naso, l'ha come arricciato per tirarseli su, un gesto ingenuo da bambina. Aveva anche del rossetto molto rosso. Mi ha guardato. Mi ha guardato. E mi ha detto Dai, dammela. E io gliel'ho data. Ecco.

Poi, niente. Poi sono venuto a casa e dopo cena sono andato a letto e ho iniziato a leggere il libro di Paolo Nori e ho letto fino a mezzanotte. Le ZeroZero e 23 per l'esattezza. Poi ho spento, ma non mi sono addormentato subito, sono stato lì un po' a pensare al buio, che è la cosa più bella che ti può succedere quando leggi parecchie belle cose di fila dentro a un libro. Una cosa bella in un libro capita abbastanza spesso, se sai esattamente che libri comprare. Tante cose belle di fila, un libro davvero bello, sorprendente, capita raramente. Stamattina sono venuto su presto al computer a scrivere, e mi sono connesso subito su internet e ho fatto cerca Paolo Nori. Mi sono venute fuori delle foto. E' uno abbastanza giovane Paolo Nori, adesso non voglio dire che io sono giovane comunque è uno che avrà la mia età per capirci, ma quello lo avevo già messo a fuoco, ormai. E ho trovato anche delle cose scritte da lui, tipo questa:

Noi, da piccoli, negli anni sessanta, c’era il maestro di musica, col pianoforte, che ci faceva cantare Fratelli d’Italia. Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte. Avevamo sei anni."

E poi dei video. tipo Questo, questo è il mio preferito. O questo anche.

Li ho guardati con calma, quelli e anche degli altri ancora. Beh, Paolo Nori è stata una bella scoperta. Perché Paolo Nori, come dice il mio amico Marco Zaffaroni quando stiamo delle ore o dei giorni o delle notti intere in silenzio dentro a una tendina in alta quota che non si può salire che fuori nevica o c'è vento forte E' uno di quei tipi che sostiene il silenzio. Lui lo sa proprio sostenere, direi. E come dico io: E' uno che scrive tra le righe. 

Almeno, a me mi pare.