venerdì 30 marzo 2012

POI.


Succede che nella mia strada, qualche volta, qualcuno venga a smettere di vivere. Di solito si mettono tutti nello stesso posto, in quell'ultimo tratto di bosco prima della salita. Si infilano con la macchina dentro una stradina sterrata che c'è, e poi.

L'ultima volta che è successo, è successo circa due anni fa.

Quel signore è arrivato verso mezzogiorno, si è posteggiato dentro a quel piccolo spiazzo tra le piante e gli arbusti e prima di fare, si è preso la briga di fare manovra. Si è preso la briga di girare la macchina e di metterla pronta per uscire, me lo hanno detto i miei vicini di casa, che ha fatto così. Lui e anche un altro hanno girato la macchina. Me lo posso immaginare uno che arriva in fondo, fino a là. Che fa un po' di retro e di manovra, che trova il tempo per posteggiarsi per bene. Spegnere il motore girando la chiave. Tirare su il freno a mano. Sistemare un po' il disordine che c'è nell'abitacolo, o magari no. Dare una pulita al vetro con i tergicristalli. Guardarsi gli occhi nello specchietto retrovisore, poi.

Poi fare. Quello che deve fare.

Mi hanno detto che invece altri due avevano posteggiato prima, senza entrare nella stradina sterrata, restando quasi in mezzo sulla strada asfaltata. Sembra abbiano fatto di fretta. Uno dei due non aveva nemmeno spento il motore.

Penso che quelli che non hanno imboccato la stradina, quelli che si sono posteggiati un po' prima e hanno lasciato la macchina in vista, quelli lo abbiano fatto apposta di restare così, a metà. Nel mezzo. Per ingombrare, un po'. Per portare via un po' di posto. Lo hanno fatto per far rallentare chi passava. Per disturbare. Per fare in modo che qualcuno vedesse, che rallentasse, che si fermasse, chiunque fosse. Il primo che passava. Il secondo. Qualcuno.

Oggi pomeriggio quando stavo tornando a casa e sono passato da lì, da quel tratto di strada, c'era una bella luce che filtrava tra le piante. I rami stanno mettendo i germogli. L'erba verde ha ricominciato a crescere e spunta tra la foglie secche che sono cadute quest'autunno. Qualcuno stamatina ha messo lì per terra un bel vaso con dei fiori gialli.

Dei bei fiori gialli.

Che non c'entrano niente con la ghiaia polverosa che c'è nella stradina laterale e con con quelle cortecce grigie e marroni che hanno le piante li' intorno e con quelle tracce di pneumatici nel fango. Però c'entrano con il cielo azzurro e con le nuvole bianche e con quella erbetta rada e tenera che sta crescendo. E con il vento. Oggi c'era vento.

Oggi mi sono fermato un attimo, mentre passavo. Sono rimasto fermo in macchina con il motore acceso e il cambio in folle, ho abbassato la radio. E mi è venuto da piangere. Ho pianto. Anche se non li conoscevo, quei signori, non conoscevo nessuno di quegli uomini e di quelle donne. Eppure ho pianto. Per loro.

Ho pianto perché questa è la mia strada e mai nessuno dovrebbe morire nella tua strada. Ho pianto perché a me sembra di conoscerle, queste persone. E ho pianto perché io, ogni volta che esco di casa e passo da lì, per quel pezzo di strada, io li penso, questi uomini. Io li sento.

Lo sento che ci sono, che sono lì. Più o meno lì, nel bosco, nei pressi di quel vaso di fiori giallo.

Anche se poi.

Poi.
Niente.

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