giovedì 11 aprile 2013

A BOCCE FERME, PIOLETS D'OR 2013

Qualche giorno fa hanno assegnato il premio del Piolets d'Or del 2013. Cioè, non l'anno assegnato il premio, in realtà. Non hanno dato nessun premio a nessuno dicendo che altrimenti avrebbero dovuto darlo a tutti, e che non sapevano bene a chi darlo, 'sto premio. E allora non l'hanno dato. 

Che allora io dico: ma allora che cosa lo fai a fare, il giudice, se non vuoi dare dei premi? E poi dateglielo lo stesso a chi glielo volete dare, un premio, e poi basta, no? Perché non glielo date? 
Non è mica che lo date per voi, sapete, il premio? Lo date per tutti. A nome di tutti. Siete giurati - giuria da giurati - mica Dio. 

Va bè lasciamo perdere, cosa vuoi dire di una giuria che ragiona così? 

Io anche se la mia opinione non conta un cacchio, il mio Piolets d'Or 2013 lo assegno ai signori Sandy Allan e a Riky Allen per la traversata della Mazeno Ridge al Nanga Parbat. Mi alzo in piedi, applausi. Questa è davvero una esplorazione che sposta il limite dell'umano, del concepibile, di un passo in avanti.  Un sogno. Chapeau, davvero. E altri applausi.

Quanto al resto, una giuria che non da premi e che assegna una menzione speciale a due che schiodano una via aperta da un altro nel 1970, voglio dire, mi fa lo stesso effetto che mi fanno quelli che bruciano i libri in piazza a salvaguardia della cultura.

Poi certo, è fin troppo facile adesso essere d'accordo con la schiodatura di una via come quella del compressore di Cesare Maestri al Cerro Torre. E per pronunciarsi in merito - a favore o contro, ognuno è libero di pensarla come vuole - non serve certo essere membri della giuria del Piolets d'Or o averlo salito, il Cerro Torre. 

Però me sembra che premiare con una menzione speciale la schiodatura di una via aperta in un contesto storico e in un epoca che possiamo oggi considerare come il medio evo dell'alpinismo leggero e veloce esprima lo stesso livello di presunzione e di arroganza che anni prima è probabilmente stata espressa nel metterli con il compressore, quei chiodi.

E poi mi permetto di aggiungere: avrei proprio voluto vedere cosa sarebbe successo se a levare i chiodi in quel modo invece che un americano e un canadese - bravi alpinisti, nessuno ne discute - fossero stati due alpinisti ukraini sconosciuti, o due bulgari o due coreani, così, per fare un esempio. Io dico che il tono delle reazioni della comunità alpinistica sarebbe stato totalmente diverso e che la menzione speciale del Piolet d'Or ad una azione del genere fatta da due mettiamo-il-caso non americani, non la avrebbero mai assegnata. 

Mai e poi mai, dico. 

Infine: dire, come dice la motivazione della giuria del Piolet d'Or 2013 nella menzione, che con la schiodatura della via Maestri "la parete Sud-Est del Cerro Torre ha riacquistato il carattere di vera avventura" significa dire una cazzata gigantesca, perché a fare grande una parete e a rendere spazio d'avventura un luogo remoto come è il Cerro Torre - che altro non è che un deserto di roccia e di vento e di ghiaccio - è soprattutto la storia di quel luogo e la forza e la perseveranza e la fantasia e la creatività e il cuore degli uomini che hanno cercato di compierne l'esplorazione. 

Marco Pedrini (nel lontano 1985) mettendosi a cavallo del compressore davanti all'obiettivo di Fulvio Mariani e fingendo di guidarlo come se fosse una motocicletta durante la sua salita solitaria, aveva fatto molto meglio di Kennedy, di Kruk e di tutta la giuria del Piolets d'Or messi insieme. Aveva cercato di rimettere le cose a posto con l'ironia, senza presunzione, senza pretendere di dare lezioni a nessuno. Il Pedro - che grande privilegio avere arrampicato con lui - aveva vissuto una grande avventura solitaria (alla faccia delle motivazioni farneticanti della giuria) e soprattutto aveva dato una grande lezione di fairplay, dicendo al mondo intero senza bisogno di aprire bocca o di puntare il dito, quale era la sua opinione in merito al compressore e sulle residue possibilità di vivere della grande avventura su quella parete. 

Ma quelli erano altri tempi e quelli soprattutto, erano altri alpinisti. E poi anche quelli che stavano a guardarlo dal fondovalle il grande alpinismo, forse non avevano la presunzione di voler "rimettere le cose a posto" come, a quanto pare invece, ha avuto voglia di fare questa giuria. 

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