lunedì 2 settembre 2013

MANI CALDE.

"Ho raggiunto la cima del Grand Pilier d'Angle. La cima (del Monte Bianco) a questo punto non è più così lontana. Inizio lentamente a sentire la stanchezza, sono in ballo da un po' e sono andato veloce. I miei guanti sono umidi - qui a 4000 metri, adesso, iniziano a indurirsi col gelo. Decido però di tenermi questi e di continuare a usarli, li cambierò con quelli di scorta che ho nello zaino soltanto quando sarò in cima. Così avrò i guanti asciutti e le mani calde durante la discesa." 
Ueli Steck

Ueli Steck il 16 agosto 2013, da solo, in poco più di 16 ore, ha percorso l'Integrale de Peuterey dal campeggio di Matteo Pellin della Val Veny alla chiesa di Les Houches. A tre quarti della sua relazione - leggetela, ne vale la pena - mentre racconta della sua cavalcata che noi saremmo portati a immaginare come una corsa forsennata e pazza, una specie di caccia al record vissuta come una apnea rischiosa e prolungata lungo quei 4500 metri di arrampicata in salita e quei 3800 metri di discesa, c'è scritta questa cosa bellissima dei guanti che vi ho riportato sopra.  

E' una cosa semplice e apparentemente insignificante, sembra una banalità, invece secondo me è fantastico che l'abbia scritta. 

Giusto per dire a chi di montagne non sa quasi niente o non ne capisce, che l'alpinismo - anche quello veloce - prima si fa con la testa, con la programmazione e con l'esperienza e poi, soltanto poi, con le mani, con i piedi e con i polmoni. 

Complimenti, Ueli.

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