sabato 30 novembre 2013

BANDIERE.

Arrivo in cima a una montagna, poi scendo dall'altra, arrivo a un colle dove c'è un bel panorama. Un bel prato con qualche chiazza di neve e una specie di ristoro, uno di quei posti in cui d'estate ci si ferma con la moto o si arriva dopo un bel giro a piedi. C'è un grande parcheggio vuoto e un laghetto, un pennone con una bandiera issata in cima. E' una bandiera americana, abbastanza grande. Si muove poco, c'è solo una brezza leggera. Entro nel ristoro e chiedo un caffè. I muri sono foderati di perline di legno, qualche trofeo di caccia appeso ai muri, nell'aria c'è odore di minestrone mescolato con l'odore della stufa. Ho un freddo cane, sono sudato e cerco di scaldarmi. Intanto che bevo il caffè chiedo al proprietario il perché della bandiera americana là fuori, così, tanto per chiedere. Domanda stupida. "Signore - intanto il tipo sciacqua le tazzine del caffè nel lavello, fa uno sforzo speciale per parlarmi in italiano invece che in dialetto - se solo noi italiani avessimo 1/100 dell'attaccamento che gli americani hanno per la loro bandiera, lei lo sa dove saremmo, noi Italiani?" "Certo" dico io. Mando giù un altro sorso di caffè. "Ma lei è americano?" si capisce che non è americano. "Mè? -ride- Mè, no!" e ride ancora. "Ah. Allora è sua moglie, che è americana?" Si fa serio, adesso. Si asciuga le mani enormi e livide con delle unghie piccolissime in una asciugamano lì vicino, poi finisce l'operazione usando la parte posteriore dei jeans. C'è lì una donna vicina a lui, al banco del bar, deve essere ucraina o rumena, sta prendendo ordini da qualcun'altro in cucina e si capisce che non è italiana. E' una donna operosa con uno sguardo neutro e gentile, con una mano sta pulendo il banco del bar tenendo in mano una spugna umida di colore rosa e con l'altra mano sta sistemando il porta-tovagliolini di carta con su scritto Coca-Cola all'angolo del bancone. Il tizio gli mette in mano un vassoio verde con due cappucci, indica con un movimento degli occhi a quale tavolo portarli, poi sposta lo sguardo su di me. "Cosa c'entra mia moglie, adesso?" Si sposta davanti alla cassa "No, niente, chiedevo così. Tanto per dire. Quanto è il caffè?" Mi metto la mano in tasca e tiro fuori la moneta. "Un euro". Pago. Scontrino, niente. Poi esco e ricomincio a correre.

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