martedì 3 dicembre 2013

E TU, IMBECILLE, NON PRENDI APPUNTI?

Una volta, quando i miei figli stavano cominciando ad andare all'asilo, sono andato a una riunione dell'asilo, a parlare c'erano le maestre e la direttrice, era una sera, la riunione iniziava alle nove. Io non avevo proprio voglia di andarci però alla fine ci sono andato, non dico che mia moglie mi avesse obbligato ad andarci ma quasi, lei intanto era rimasta a casa con i nostri bambini piccoli. 

Sono arrivato e mi sono seduto, la riunione era già iniziata, era in un aula dell'asilo, per cui tutti i genitori erano seduti su delle seggioline dell'asilo piccolissime, minuscole. Era surreale. Alle pareti c'erano tantissimi disegni di bambini e lettere dell'alfabeto di cartoncino colorato ritagliate con le forbici. Stavamo lì, noi grandi, seduti su quelle seggioline minuscole e ascoltavamo le maestre. La riunione era pallosissima, venivano dette cose noiosissime e ovvie tipo come è la giornata tipica dell'asilo, cosa si mangia all'asilo, come ci si veste all'asilo, che giochi si fanno all'asilo, che tipo di pennarelli si usano all'asilo, robe così. Nell'aria c'era quell'odore di asilo che c'è in tutti gli asili. 

Dopo dieci minuti che ero lì e non ce la facevo già più ho notato che intorno a me c'erano parecchie mamme e anche due papà che prendevano degli appunti. Scrivevano. Avevano dei block notes o dei quaderni a spirale o delle agende Moleskine appoggiate sulle ginocchia e prendevano degli appunti. Non so cosa scrivessero, non c'era niente da scrivere, bastava ascoltare, eppure scrivevano. E scrivevano. Scrivevano e giravano pagina, e mentre giravano pagina mi guardavano con una faccia che diceva E tu, imbecille, non prendi appunti? Stavo quasi per iniziare a sentirmi in colpa, a sentirmi un imbecille e un padre degenere e indegno e inutile, poi ho spostato lo sguardo e a fianco a me c'era seduta una donna della mia età o forse un po' più grande, era una bellissima donna vestita in modo elegante, nemmeno lei scriveva, era seduta in modo diverso da tutte le altre mamme che invece erano sedute e vestite come immagino si vestisse anche la Maria Montessori o per capirci come si veste e credo come si sederebbe la Rosy Bindi su una seggiolina dell'asilo, lei questa donna aveva una gonna abbastanza corta con delle calze scure sotto, e delle scarpe con i tacchi alti, per cui stando seduta su quelle seggioline piccole-piccole doveva per forza tenere le ginocchia molto alte e vicine al volto, unite tra loro per non rimanere in una posizione sconveniente o imbarazzante. 

Ci siamo incrociati con lo sguardo. Lei al posto del quaderno su cui scrivere, sulle cosce, teneva una borsa di pelle. Aveva i capelli raccolti in alto con una molletta, dei grandi orecchini pendenti e qualche ciocca che le cascava sulle spalle. Aveva un bellissimo sguardo, vivo e vivace, e buon profumo anche. Ci siamo sorrisi, un sorriso innocente di simpatia e di intesa. Abbiamo guardato un'altra mamma che stava scrivendo, e scrivendo, e girando pagina del quaderno di fretta per non perdere tempo, questa mamma ci fissava con uno sguardo severo quasi di rimprovero e poi ci siamo messi a ridere, cercando di non farci beccare. Ci guardavamo in giro, puntavamo i vari genitori che prendevano appunti, ci guardavamo tra noi e ridevamo. Tentavamo di trattenerci ma continuavamo a ridere, come erano anni che io non ridevo, forse da quando andavo alle medie e il mio professore mi faceva leggere ad alta voce in classe e io tutte le volte, quando c'era silenzio e dovevo leggere, tutte le sante volte, scoppiavo a ridere come un pazzo e prendevo una nota sul registro. Anche lei rideva, la ragazza seduta accanto a me, e anche lei cercava di trattenersi. 

Mi faceva dei segni con gli occhi e mi diceva di guardare un papà alla nostra destra che aveva scritto già tre o quattro pagine fitte fitte e aveva perfino un piccolo astuccio portapenne e un evidenziatore o rimarcava con un espressione del volto l'intervento di una mamma seduta dietro a noi che diceva il suo parere sull'opportunità o meno di usare il Didò piuttosto che il Pongo nelle attività manipolatorie dei bimbi. Questione interessantissima. Poi la riunione è finita, ci siamo alzati tutti - tutti con un po' di mal di schiena per via della posizione - e siamo usciti dall'asilo nel buio della strada, alla luce dei lampioni noi genitori ci siamo avviati al parcheggio e mentre io aprivo la portiera della mia macchina la donna è arrivata vicino a me e mi si è piazzata di fronte, a due metri di distanza. 

Stava in piedi in equilibrio sui tacchi con la borsa a tracolla e mi guardava. Abbiamo iniziato a ridere, ma a ridere, ma a ridere così tanto, che ci sono venute le lacrime agli occhi e il mal di pancia. Eravamo piegati in due dalle risate. Non abbiamo detto nemmeno una parola, neanche una, solo alla fine delle risate abbiamo detto va Va beh, và, ci siamo dati la mano e ci siamo salutati. Non ci siamo nemmeno presentati o detti il nome, niente. Siamo andati via, a casa. Adesso saranno passati circa dieci o undici anni da quella sera, io quella ragazza non l'avevo mai più rivista. Poi ieri devo averla incrociata per caso, per strada - è sempre una bella donna - e mi è venuta in mente tutta questa storia. 

Quindi, l'ho scritta.

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