mercoledì 20 novembre 2013

PAROLE BUGIARDE.

A me la parola condividere non è mai piaciuta. Non mi piace perché è una parola falsa, irreale. Bugiarda. 

La condivisione è qualcosa che ha a che vedere con le informazioni o con il passare del tempo e che funziona solo nel mondo virtuale, luogo in cui ciascuno di noi inconsapevolmente alimenta l'illusione che anche nel mondo reale, quello tangibile delle cose e delle persone, qualcosa che viene diviso può allo stesso tempo essere moltiplicato e riprodotto all'infinito senza nessuno sforzo, senza nessuna rinuncia, senza nessun tipo di sacrificio. Questa è una bugia e per rendersene conto basta condividere una mela o un panino o un po' di spazio in un armadio. Questa è "la-bugia", la bugia delle bugie. La bugia del tempo moderno e del consumo. La bugia del finto interesse e del finto slancio verso l'altro. La condivisione è l'illusione su cui tentiamo di costruire un mondo che non può esistere e che ci lascia eternamente insoddisfatti, eternamente orfani di qualche cosa. 

A me piace dividere, non condividere. 

Mi piace l'espressione "Facciamo a metà". E' una espressione bambina, pura e semplice. Sincera. E' l'espressione della ingenuità e allo stesso tempo della maturità, del coraggio e della dignità. "Facciamo a metà" è l'espressione - di più, l'idea - su cui si costruiscono le amicizie, si basano le partnership di lavoro, si realizzano le grandi imprese sportive o quel genere di esplorazioni che a me piacciono tanto. E' con i gelati leccati a metà, che sono cresciuto. Con le bici prestate, con le auto scassate da usare un po' per uno. Con le birre divise fino all'ultimo sorso. Sono cresciuto con le salite in montagna a comando alternato, con le discese in neve vergine disegnando la prima traccia del pendio soltanto la metà delle volte. L'altra metà delle volte, ho seguito. L'altra metà delle volte sono stato a guardare, seguendo con lo sguardo il mio socio giù per i fianchi della montagna e urlando di gioia per lui. Metà del tempo o delle volte ho ascoltato oppure ho lasciato decidere - a volte a malincuore - invece che parlare e decidere io, da solo, in prima persona. 

Non è stata una rinuncia, questa. E' stata una scelta. Fare a metà non è rinunciare a qualche cosa ma scegliere di darsi un limite, e usare questo limite non come una mutilazione delle proprie ambizioni ma come un valore, come la fondamenta del proprio essere. Fare a metà non significa perdere o non avere ambizione abbastanza. Fare a metà vuol dire vincere-insieme o perdere-insieme, significa dare all'altro e contemporaneamente ricevere dall'altro. 

E' nel ridurre e nel separare in parti uguali, la vera condivisione. 

La condivisione così come la pensiamo oggi, come una moltiplicazione infinita senza mai rinunciare a niente, senza il fare a meno di qualche cosa, è qualcosa che non esiste e che ha a che fare con una idea distorta e malata di libertà, con la solitudine e con l'incapacità di fare a meno del possesso. 

Il fare a metà invece ha a che fare con l'amicizia e con la rinuncia, con l'idea del fare-insieme, in modo limpido e trasparente. 

Tenetevela, la condivisione. Io preferisco fare a metà.

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