martedì 7 gennaio 2014

MI È VENUTO IN MENTE.

Ieri sera, mentre stavo per addormentarmi e guardavo fuori dal quel buco molto piccolo che uno si tiene davanti agli occhi quando dorme nel sacco a pelo, mi é venuto in mente di un giro in moto molto bello che ho fatto questa primavera, da solo.

Mentre ero lì nel sacco a pelo ho ripercorso a mente la strada, quel giorno tra gli altri avevo fatto il Passo Penice, Passo Bracco, Passo Mercatello, Passo Zavallo, Passo Tomarlo, poi a un certo punto era sera e passavo in mezzo a un gruppo di case, sette o otto, poche insomma, una strada molto bella con un sacco di curve e contro curve. Stava venendo buio. Ho visto uno di quei cartelli di metallo che segnalano un albergo, a destra, l'ho visto con la coda dell'occhio. Un cartello azzurro con una stella gialla, una sola, in mezzo al cartello, un po' arrugginito. Sono tornato indietro e mi sono fermato. Ho guardato, era un bar-pensione-trattoria cucina casalinga. Ho fatto di nuovo inversione, per preparare la moto nella direzione giusta, quando sarei ripartito. Mi sono fermato davanti al bar

Ho spento la moto.
Sono sceso dalla moto, ho messo la moto sul cavalletto. Mentre tiravo su la moto si sentiva il rumore del brecciolino che si sbriciolava sotto il cavalletto.
Ho tolto il casco e i guanti.
Non passava nessuno per la strada. Finalmente un po' di fresco in testa, faceva caldo.
Mi sono pettinato un po' i capelli, con le mani.

Sono entrato nel bar, c'erano tre operai che si capiva che avevano appena finito di lavorare, uno aveva un bicchiere di rosso in mano, i pantaloni impolverati di polvere di calcinaccio. Le scarpe antinfortunistiche da lavoro. C'era la televisione accesa. Il pavimento era uno di quei pavimenti chiari di granaglia con dei sassolini neri dentro.

Ho detto buongiorno, nessuno mi ha risposto.

Dietro al bancone del bar c'era una barista sulla cinquantina, una bella donna, con un grosso seno e un tatuaggio su un avambraccio. Una rosa, mi pare di ricordare. Aveva dei jeans a vita alta abbastanza attillati, jeans a vita molto alta. Mi ha guardato e mi ha sorriso. Molto gentile. Ho chiesto se potevo avere una stanza per una notte. I tre tipi nel bar si sono guardati tra loro, uno ha ricominciato a parlare. La signora ha detto Una notte? Io ho detto Sì. La signora ha detto certo e ha preso una chiave appesa a un muro, come portachiavi c'era un pezzo di legno ovale ritagliato con il seghetto con sopra scritto 1 a pennarello nero. Mi ha chiesto se volevo mettere via la moto nel garage, ho detto Grazie, allora lei mi ha detto La mette via poi dopo, quando arriva mio marito, venga che le do la stanza. Allora siamo saliti al piano di sopra. Lei mi camminava davanti.

Nel giro scale c'era un nanetto da giardino e nell'altro angolo una pianta verde.
Un tappetino, per terra. Rosso.
Al primo piano abbiamo girato a sinistra, un corridoio abbastanza stretto.
In fondo, sulla destra, c'era la stanza numero uno. Era tutto molto pulito e in ordine e c'era quell'odore che c'è in certe case di montagna, quelle con le perline di legno ai muri. Anche lì c'erano le perline di legno ai muri. Legno di pino, credo.

La signora ha aperto la porta, ha detto prego. Io sono entrato, ho detto Perfetto.
Lei ha detto É un po' piccolina, ma per una notte.
Va benissimo, signora.
Le porto gli asciugamani. Il bagno é a destra in fondo al corridoio.
Grazie.

Ha chiuso la porta.

Mi sono seduto sul letto per sentire il materasso. La stanza era quadrata, piccolina, mi sono guardato in giro. Il pavimento era chiaro. Una porta finestra ai piedi del letto e una finestra a lato. Mi sono alzato in piedi, ho guardato giù dalla porta finestra, ho visto la mia moto. C'erano i tipi del bar che la guardavano. Uno fumava. Quello con il bicchiere, ancora con il bicchiere in mano, uno di quei bicchieri con il gambo, il gambo gli stava tra le dita e teneva il polso girato in su. Fumava anche lui, delle tirate lunghe.

Ho appoggiato il casco e la mia borsa sul letto, mi sono tolto la giacca da moto e gli stivali, anche il fazzoletto che avevo al collo. Mi sono tolto le calze, sono rimasto a piedi nudi. Il pavimento era fresco. Mi sono guardato intorno.

Nella stanza c'erano:

Un letto singolo, con un copriletto di ciniglia azzurro, a righe.
Un cane lupo in ceramica lucida a grandezza naturale in un angolo.
Una armadio a due ante forse dell'Ikea, bianco. Forse non dell'Ikea.
Una vecchia credenza con cassetti di legno lucido e maniglie dorate.
Sopra la credenza, un centrino ricamato, sopra il centrino una TV 15" INNO-HIT
Una bottiglia di amaretto di Saronno con veliero immerso (rotto), sempre sulla credenza.
Antenna da tavolo per sintonizzazione TV INNO - HIT
Attaccapanni in formica con tre appendini cromati
Comodino in formica bianco
Quadro fatto con un puzzle, dei girasoli e un cielo azzurro.

Poi hanno bussato alla porta, ho aperto, era la signora.
I suoi asciugamani.
Mi ha guardato i piedi nudi. Anche io li ho guardati.
Grazie.

Poi ho chiuso la porta.
Ho dormito benissimo.

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