giovedì 14 agosto 2014

CASI DI DIPENDENZA.

Un po' di tempo fa, non mi ricordo quanto tempo fa, quasi tre anni credo, una volta ho scritto qui sopra e su Facebook che avevo voglia di mettere da parte il telefono cellulare e non usarlo più. Era successo un putiferio. C'era stato chi mi aveva detto che era una buona idea e che ci avrebbe pensato anche lui e chi invece mi aveva detto che era una cazzata ipocrita, la maggior parte delle persone propendeva per questa seconda ipotesi, per l'idea che fosse una cazzata. Ipocrita. Cosa che mi aveva convinto sin da subito che in realtà invece doveva essere una ottima idea.

Così ho cominciato a fare qualche tentativo, qualche esperimento e ho provato a vedere se si poteva vivere e lavorare senza smartphone. Così, per provare. Quasi da subito ho incominciato a eliminare quasi totalmente gli sms, a non usarli e a non rispondere, a costo di essere considerato stronzo o inefficiente. Ho levato parecchie app. Ho cercato di costringermi a spegnere il telefono sempre più spesso, anche lasciandolo a casa certe volte. La verità era che non potevo permettermi di non usarli gli sms prima, di non usare quel livello parallelo e sotterraneo di comunicazione che annullava le distanze e non potevo neanche lasciarlo a casa o in giro senza di me, il mio telefono, e lì ho capito la prima cosa importante che dovevo capire e cioè dove era il più grande lavoro che dovevo fare su me stesso, da che parte dovevo cominciare.

Dovevo cominciare da me.

Dovevo iniziare a cambiare io e mettere a posto delle cose della mia vita che non mi andavano bene e che - era evidente - non avevo più il coraggio di affrontare. Il telefono, ho scoperto quasi subito, era quella cosa che mi permetteva di navigarci intorno a questi problemi. Mi permetteva di aggirarli e di conviverci. E così, con fatica e dopo essermi ritrovato per altre vicende della vita nella condizione di non poter fare altro che tornare indietro e ripartire da capo, ho messo mano alle cose fondamentali. Diciamo che ho provato a fare diventare una parte del problema - il telefono - una parte della soluzione. Ho cercato da subito di mettermi nella condizione di non dipendere da niente, tantomeno dal telefono cambiando il modo di usarlo e di lasciarmi usare dagli altri quando venivo cercato, e per farlo anziché affidarmi alla mia forza di volontà e al buon senso - perché era evidente che io non avevo a sufficienza né l'una né l'altra cosa - ho cominciato a privarmi "fisicamente" del telefono e di alcune sue funzioni per dei brevi periodi. 

Quella, all'inizio, è stata la parte più difficile. Cambiare abitudini. Perché era diventato evidente che la questione della "sistemazione del problema Emilio" era più grande e più importante della questione "uso del telefono di Emilio". La questione della dipendenza dal telefono era modesta se vogliamo ma era la metafora delle mie difficoltà e della mia incapacità a cambiare. La mia dipendenza rispetto a tanti altri che vedevo e che vedo intorno a me fa ridere al confronto, era quasi impercettibile, ma a me sembrava comunque sintomatica. C' era e teneva nascoste dietro altre cose da risolvere, altre cose che era più comodo non vedere e non affrontare. Il processo di cambiamento ha richiesto il coinvolgimento o a seconda dei casi l'esclusione di alcune delle persone che avevo intorno, indipendentemente dal fatto che loro si trovassero d'accordo con la mia scelta oppure no. Ovviamente non è stato facile e non a tutti la cosa andava bene. Non a tutti andava bene il cambiamento e che questo Emilio che c'era prima e che io volevo andare a riprendere e rimettere al suo posto riprendesse il comando. 

C'è stata tanta sofferenza, mia e degli altri intorno a me, all'inizio almeno, ma si è fatta anche tanto ordine, ho ripristinato delle distanze e con il tempo tutto è diventato sempre meno difficile. La gente a cui andava bene solo un certo Emilio, al quale non era necessario volere anche bene oltre che farsene volere, è sparita. Altri li ho fatti sparire io. Altri semplicemente sono rimasti in standby e sono lì ancora a cercare di capire, non capiscono e probabilmente si aspettano ancora una spiegazione da me, ed è questa la ragione per cui io adesso sono qui a scrivere questa cosa che sto scrivendo. Per cercare di spiegarmi, ammesso che uno abbia ancora voglia di sapere. Questa deve anche essere la ragione per cui ho scritto così tanto qui sopra e su FB, in questi tre anni, in effetti. Per capire e per capirmi, io sono uno di quelli che scrive per capire quello che pensa, ho scoperto. Non scrivono mica tutti per lo stesso motivo. Ho scritto così tanto qui sopra e cose così lunghe - io credo - per tenere traccia del mio andare e per sentirmi in viaggio, in cambiamento, per fare ordine, è stato una specie di diario dei miei pensieri e delle cose che inaspettatamente cercando di cambiare cambiavano a loro volta venendo a galla. 

Ho provato tra le altre cose, tra i vari tentativi per un periodo a portarmi dietro il telefono da usare "solo in caso di bisogno" ma in realtà, devo ammetterlo, questa è una cosa che non funziona. Se pensate di avere una difficoltà simile alla mia non fatelo, non può funzionare. E' la cosa peggiore di tutte. Ho capito che il vero "bisogno" delle persone rispetto al telefono quando ne dipendono è usarlo per eludere gli altri, per escludere alcuni o per aggirare i problemi, schivarli, farli a pezzi più piccoli da lasciare lì in modo che facciano meno danno e siano più facili da scavalcare, è un modo subdolo per non per risolverli, i problemi. 

A conti fatti sono più le volte che chiamiamo qualcuno al telefono per rimandare, per procrastinare, per modificare i programmi e in definitiva per "non esserci", piuttosto che per "esserci". Se a uno gli vuoi andare incontro basta che vai a casa sua a trovarlo e gli suoni il campanello, che gli parli e che soprattutto lo ascolti, un modo per esserci, per essere presente o per entrare in contatto o in sintonia con qualcuno lo trovi sempre, se vuoi, altrimenti vuol dire che non è importante. Che non ti interessa davvero. Non è senz'altro un sms quello di cui ha bisogno un'amicizia o una partnership di lavoro per cementarsi e diventare grande. Chi ti vuole bene ha bisogno di te. Che tu ci sia. E se non ci sei, ti cerca. 

Il telefono cellulare spesso serve a esserci senza fare la fatica di essere presente. 

Il telefono è quella cosa in più che - uno pensa - puoi usare in caso di bisogno. Se serve. Se non si può fare in altro modo. Balle. Il telefono non soddisfa un bisogno ma quasi sempre crea una nuova opportunità, una via di fuga o una alternativa, noi quasi tutti spesso il cellulare lo usiamo per rendere più elegante il nostro non esserci, più perdonabile, più efficiente e meno miserabile o patetica la nostra pigrizia, la nostra svogliatezza, lo usiamo per anestetizzarci e non ammettere a noi stessi la abulia e la distrazione, la assenza di spirito con cui affrontiamo ogni momento della giornata. Certo, mica per tutti è così. Mica sempre, per fortuna.

Però per me lo era diventato alle volte, o almeno mi sembrava che lo stesse diventando. Un alibi per non esserci più. Sono certo che voi - ne siete convinti - sarete per la maggior parte disposti ad accettare che quello che dico può essere vero per me e che accade intorno a voi, lo vedete accadere continuamente, ma in fondo ripetete a voi stessi che per voi è diverso, esattamente come io dicevo di me. Che è diverso. Vi auguro che lo sia, ma non sentitevi al sicuro. Voi, non tutti ma molti probabilmente - proprio come pensavo io - siete certi di non dipendere dal telefono e di poterne fare tranquillamente a meno quando volete, ma quello che vi garantisco è che in ogni caso, sia che voi dipendiate dal telefono come dipendevo io oppure no, la vostra risposta sarà una soltanto: "Non è il mio caso, io non dipendo dal telefono". D'altronde qualsiasi tipo di dipendenza ha come prima reazione, quando qualcuno ti pone di fronte alla evidenza dei fatti, il negare. Anche con aggressività, se serve. Con sgarbo. Tenete d'occhio i commenti che arriveranno in calce a questo post, gente che si incazza vedrete quanta ne arriva. Insomma, se posso dare un consiglio, qualche esperimento a livello personale fatelo, settembre è il mese dei buoni propositi e ci siamo quasi. Qualche tentativo, così, per vedere, buttatelo lì. A me è servito. Mettetevi alla prova, i risultati saranno sorprendenti. 

Ho speso quasi tre anni a provare a fare in modo di non avere bisogno di un telefono cellulare e di tutto quello che c'è attaccato intorno, adesso penso di poterci riuscire. Serve sforzarsi di avere una alternativa, a pensarci bene ce n'è sempre una, di solito un po' meno comoda. Io ho imparato ad apprezzare questa scomodità, questo dovermi dare maggiormente da fare o il dover rinunciare a qualcosa come un valore e non come un peso. Non è una rinuncia la mia, è una scelta. 

Concludo affrontando l'obiezione principale di chi di solito si dichiara d'accordo ma soltanto in teoria, con l'idea di mettere da parte il telefono cellulare, che è:  "Sì, ma come faccio io con il lavoro?". Il lavoro è l'ultimo baluardo dietro a cui proviamo a nascondere la nostra incapacità di non dipendere da qualcosa. Il lavoro. In nome del lavoro si può giustificare tutto o quasi, anche un matrimonio o una vita familiare che va a rotoli, figuriamoci l'uso del di uno smartphone. Con cui ormai lavoriamo, ci intratteniamo, proviamo a divertirci o almeno a non annoiarci spendendo buona parte delle nostre pause e del nostro tempo che chiamiamo morto. Che è una cosa che non esiste, il "tempo morto" non c'è, siamo noi che lo abbiamo inventato a forza di rinunciare a fare altro. Lo abbiamo ucciso, il nostro tempo, per quello "è morto".

Volevo dirvi che si lavora meglio senza cellulare e senza internet, perlomeno io lavoro molto meglio. Sono più concentrato, ho una visione diversa delle persone e del tempo che mi dedicano, che mi sembra una cosa preziosa da non sprecare. Il tempo è la cosa più preziosa di cui dispongo e non voglio sprecarlo. In definitiva, perlomeno io, sono arrivato alla conclusione che oltre che stare meglio ora posso lavorare anche meglio. C'è anche un'altra cosa pratica che devo dire e poi concludo con tutto questo discorso. Volevo dirvi che io ho deciso lo smartphone di non usarlo più. Per un po', almeno. Adesso sono in condizione di riuscirci. D'ora in avanti il telefono lo accenderò un paio di volte al giorno per chiamare o per vedere se mi qualcuno mi ha cercato o se ha bisogno. Dove o come trovarmi, se a uno serve, lo sapete. Leggerò i messaggi o le email se mi scrivete - volentieri, scrivetemi - o vi richiamerò se vedo che mi avete cercato. Quanto all'istantaneità con cui posso raggiungere ed essere raggiunto da chiunque, ovunque, a qualsiasi ora del giorno o della notte, sempre, beh io a quella ho deciso di rinunciare. Spero per sempre. 

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