lunedì 29 settembre 2014

ERNESTO A GUARDAMIGLIO.

Oggi io e l’Ernesto siamo andati a fare una gara di bici. Io ero io e l’Ernesto era una maglia da ciclismo di 35 anni fa. La sua, maglia da ciclismo. Quella che gli vedevo mettere quando andava a fare allenamento quando io ero piccolo.

A me allora non piaceva molto la bici, a me interessava sciare e andare ad arrampicare, la bici va beh, casomai in estate. Perché non ci andiamo tutte le domeniche a sciare, papà? O a arrampicare? Perché così sciare te lo gusti di più. E poi perché sciare costa. Per fare la gara oggi la maglia di lana non andava bene, era una cronometro quindi bisogna mettere il body, ma per andare in giro, prima e dopo la gara, quello sì. L'Ernesto è una maglia della Santini a maniche lunghe in lana, con le tasche dietro, nera e gialla. Bellissima. Mia mamma un po' di tempo fa me l'ha data, mi ha detto La vuoi? Prendila. E io l'ho presa. Da un po’ di tempo ho iniziato a usarla tipo giacchina da città, è molto di tendenza, mi pare. O forse no, ma chissenefrega.

Ho corso oggi e me lo sentivo che era andata bene. Meglio di tutte le altre volte. Lo sentivo e poi il contachilometri ce l’ho avuto sotto il naso per ventiquattro minuti e undici secondi, non sono mica scemo. La velocità la vedevo anche io. E anche gli altri li vedevo, li ho visti passare mentre mi scaldavo e uno in gara lo sono andato a riprendere, quindi. Alla fine della gara mi sono cambiato e asciugato e rivestito e sono andato alla premiazione portandomi con me l’Ernesto, gli ho detto Dài, vieni anche te, oggi. Anche se faceva caldo, troppo caldo per una maglia di lana. Non gli ho detto del premio, ma me lo sentivo. Secondo me ce lo davano. Ho detto: al massimo ti fai un giro.

A un certo punto mentre eravamo lì in piazza di Guardamiglio con tutti gli altri corridori e i motociclisti della scorta tecnica che gironzolavamo e aspettavamo, hanno appeso le classifiche ai vetri di una banca - credo una banca - o del municipio, non lo so esattamente, hanno appeso tutti i fogli con i tempi e io tanto per cominciare non sono andato subito. L’Ernesto mi diceva Ma cosa aspettiamo ad andare a vedere? io ho detto niente, non aspettiamo niente. Ce la godiamo. C’era tutta questa gente accalcata che leggeva le classifiche e i tempi e venivano via e commentavano, quando hanno cominciato a diradarsi e ad andare via e hanno cominciato a preparare il tavolo per la premiazione, siamo andati noi. Sono arrivato lì e ho guardato, invece di leggere partendo dal basso come faccio di solito questa volta sono partito dall’alto del foglio, da in cima andando in giù, convinto. C’era un nome e poi subito c’era il mio. Poi tutti gli altri. Ho guardato il mio tempo e il distacco dal primo e con lo sguardo perso nel vuoto ho fatto a mente il calcolo della media. L’Ernesto era silenzioso.

Siamo andati al banco del ristoro e c’era lì un Lambrusco frizzante, ne ho bevuto un bel bicchiere. Poi un altro. Poi dopo mi sembrava che dovevo berne un altro ancora. Era l’Ernesto che me lo chiedeva. Per lui. Allora ho aperto la cerniera della giacchina Santini, faceva un po’ caldo, e mi  sono fatto versare un altro bicchiere. C’era una signora che li riempiva per tutti i bicchieri e li dava, gentilissima, una con la messa in piega fatta ieri, bionda e con un rossetto molto acceso. Mi ha detto Ne prenda quanto ne vuole di vino, che a noi fa piacere. Ancora uno, grazie. Poi dopo hanno chiamato i nomi dalla lista con il microfono che ogni tanto faceva qui fischi che fanno i microfoni e hanno detto i tempi e a me hanno chiamato per secondo, siamo andati, io e l’Ernesto, mi sembrava contento. Poi siamo stati lì ancora un po’ ad applaudire gli altri concorrenti quando li chiamavano e le categorie, che a me non piacciono quelli che prendono il premio e poi vanno via, come certi genitori con i figli alla scuola di sci. Poi alla fine abbiamo salutato chi era rimasto, ci siamo dati appuntamento a domenica prossima  e siamo tornati alla macchina.

Mentre camminavamo per strada l’Ernesto mi ha chiesto Cosa c’è dentro al sacchetto? io l’ho aperto e ci ho guardato dentro, tra le altre cose ho visto un salame. Veniva su un bel profumino di nostrano. Ho detto Niente, le solite cose. Poi siamo saliti in macchina e ho tolto la giacca Santini e l’ho piegata e l’ho messa bene in ordine sul sedile del passeggero, con sopra la medaglia che mi hanno dato. Sono andato avanti per un po’ in silenzio viaggiando in autostrada, senza la radio, solo il rumore delle ruote e del motore e del vento sul parabrezza.

Poi l’Ernesto ha rotto il silenzio e mi ha detto Sì, ma si può sapere che media hai fatto, almeno? A casa guardiamo - ho risposto. Mi ha fatto uno sguardo interrogativo. Con il Garmin. Ancora mi guardava. Il GPS. E’ tutto registrato. Ah, va bè, mi ha detto lui, l’Ernesto.

Poi fino a casa non ha più detto niente. Adesso è nell’armadio.

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