martedì 23 marzo 2010

PER SEMPRE.

Questo non è un trattato sulla eternità e quindi non mi importa stabilire, in senso assoluto, cosa è, realmente, per sempre. Eterno. Questa è una constatazione, una semplice osservazione distaccata della realtà che mi circonda. Se volete sapere esattamente dove è maturata, vi dico: in seggiovia. La seggiovia è un luogo formidabile per studiare se stessi e per osservare l’umanità, specialmente quando sorvoli un campo scuola semi-pianeggiante lungo un kilometro e mezzo. Foppolo, pista IV baita.

Pilone 1, mi siedo, abbasso la sbarra. Guardo giù. Penso. Ci hanno addestrato a credere che i fondamenti della nostra esistenza sono le cose autentiche, colme di senso, consistenti, profondamente radicate nel passato e tramandate da generazioni. Come la famiglia e il nostro cognome, ad esempio. Il cognome è per sempre, uno pensa. No, invece, perché già se nasci femmina tempo una generazione e nella successiva del tuo nome di famiglia si sarà perso ogni traccia. La nostra vita, che è la cosa più preziosa di cui disponiamo, non è per sempre. Ci inducono a credere che in qualche modo la vita travalica nel tempo, che confluisce nell’infinito e che la nostra anima è eterna. Può darsi, ma dal punto di vista strettamente tecnico nella realtà vera e tangibile – non in quella che ci sottopongono o quella in cui siamo spinti a credere – levando di mezzo l’ombra opprimente del Timor di Dio, possiamo dire che le cose stanno diversamente. Forse sarà eterna. Forse. Forse, no. Il matrimonio proviamo davvero a immaginarlo per sempre, animati dalle migliori intenzioni. Perché se ami qualcuno sono le migliori intenzioni a spingerti a credere che il tuo matrimonio o quello di un amico o di un parente a cui vuoi bene, durerà all’infinito. Per sempre, te lo fanno anche dire davanti a un sacerdote, a due testimoni e agli invitati. Te lo fanno dire davanti a tutti a voce alta per convincerti, per tenerti sotto, insomma per fare in modo che se anche per caso non fosse vero che tu ami la donna o l’uomo che stai per sposare, tu provi a crederci. Ti fanno baciare la sposa o lo sposo davanti a tutti, ti fanno un sacco di regali, ecco, cercano di convincerti. Cercano di stabilire un accordo silenzioso tra te e loro. Quella è la condizione più verosimile di eternità che l’atto del matrimonio riesce a prefigurare, la migliore approssimazione. Per sempre. Lo pensi tu e lo penso io. Lo pensiamo noi, quindi è vero, è eterno. Per sempre. Invece no. Non sarà necessariamente così. Fanno di tutto perché tu ci creda. Questa è la cosa importante: che tu ci creda, che è per sempre. Marketing, a pensarci bene il matrimonio è una delle forme più antiche e sofisticate di marketing che conosco. Va bè, non divaghiamo.

Pilone 7 - siamo a metà risalita. Mi chiedo cosa è, veramente, per sempre? Rovisto nella mia anima, nel mio inconscio, nel presunto squallore della mia anima atea. Giro la testa verso mia figlia che è seduta a fianco a me alla quale sto insegnando ad andare in snowboard. Siamo alla seconda discesa. E’ silenziosa. Ha appena concatenato le prime quattro curve in snowboard della sua vita. Due front e due back di fila senza cadere, et voilà. Giulia ha 9 anni. Non gli faccio domande, non diluisco il suo entusiasmo in spiegazioni tecniche, non la conforto. Nulla, non faccio nulla. Aspetto. Lei ha bisogno del nulla, adesso. Forse guarda dentro se stessa. Magari mi sbaglio, ma non credo. Si guarda dentro. Oltre la lente della maschera semitrasparente vedo i suoi occhi azzurri colmi di gioia incastonati in una faccia inebetita. E’ felice, lo sento e lo vedo, il suo volto sorride. Chiedo come va e lei mi risponde con una schiettezza quasi imbarazzante: “E’ il giorno più bello della mia vita”. I bambini non provano vergogna nel mettere a nudo le proprie sensazioni senza pudore. Non è vero, questo non è il giorno più bello della sua vita. Forse inconsciamente lo spero, sono suo padre, ho fatto di tutto perché in questi nove anni di vita ne avesse uno dopo l’altro, di giorni migliori di questo. Però so per certo che questo giorno resterà nella sua memoria. Senz’altro resterà, per sempre, nella mia. Ricorderò la discesa che abbiamo appena concluso e questo fine pomeriggio di gennaio con la luce del pomeriggio tardo che filtra tra i larici innevati. Ricorderò lo sguardo concentrato di Giulia che perfora la lente alla ricerca di una diagonale percorribile dopo la massima pendenza. Ricorderò la forza dei piccoli muscoli del suo corpo tesi alla ricerca dell’equilibrio divenire sempre più morbidi mentre la sostengo e la aiuto a iniziare la curva. Ricorderò, per sempre, il momento in cui la sua coordinazione e il suo coraggio sono divenuti sufficienti per rimanere in equilibrio da sola. Giulia a un certo punto ha iniziato a curvare, facendo da sola. Io sono rimasto lì, fermo in mezzo alla pista, in silenzio a guadare.

L’ho guardata andare via verso valle e curvare, prima una volta sul front, poi sul back, poi per altre due curve ancora prima che si fermasse a bordo pista e si sedesse in modo un po’ goffo rimbalzando sul sedere. Poi Giulia si è girata a cercare il mio sguardo. Io ero immobile, e sono rimasto così per un po’ prima di spingermi verso di lei obliquando per la pista. Non so quanto sia durato, quanto io sia rimasto in silenzio lì in mezzo alla pista, una manciata di secondi in tutto, credo. Lì fermo. Ne ho visti tanti di bambini imparare. Li ho aiutati tutti, li ho visti provare, sforzarsi, fare le stesse identiche cose che ha fatto Giulia oggi e poi di solito proprio lì, su quel semipiano in contropendenza subito dopo una baita, li ho visti diventare grandi, andarsene via da soli per sempre, partendo da quel punto esatto fin dove io li ho accompagnati. Mi piace il mio lavoro di Maestro di Snowboard. Insegnare a curvare, a scivolare, a giocare con la neve. Quando insegni a qualcuno a sciare o a fare snowboard, il tuo allievo non potrà più dimenticare. A volte mi chiedo se ce l’ho davvero, un anima, oppure no.

In cosa credo, io?

Poi penso che insegnare a tutti quei bambini sia stato come tenere fede a una promessa. Una di quelle promesse che tu senti scritte da qualche parte dentro di te e allora pensi che forse sì, se ti dai da fare per mantenerle, un’anima senz’altro ce l’hai. Perché se c’è un luogo in cui quella e altre promesse che ti sei fatto sono scritte, quel posto non può che essere l’anima.

Pilone 14, alzo la sbarra e mi preparo a scendere. Aiuto Giulia a non cadere. E’ il momento di un’altra discesa. Mi metto a giocare e a scherzare, fingo di non pensare. Fingo che tutto sia normale. Spero che a Giulia e a tutti gli altri a cui ho insegnato, un giorno, venga voglia di farsi delle promesse, di realizzare dei sogni e di provare a realizzarli per davvero. Qualsiasi sogno, qualsiasi promessa. Lo spero davvero. Perché allora vorrà dire che la mia anima si sarà travasata dentro a quella di qualcun altro.
Davvero, per sempre.

Peace & Powdwer.
Emilio

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