sabato 25 dicembre 2010

LE MIE VACANZE A FOPPOLO.

Svelgliarmi.

Guardare fuori dalla finestra, per capire se nevica.
Sbuffare, perché nevica. Oppure perchè non nevica. Alzarmi.

Lavarmi, vestirmi, mettermi gli scarponi. Lavarmi i denti con gli scarponi ai piedi. Scendere le scale con gli scarponi ai piedi (è scomodo). Pulire il vetro della macchina dal ghiaccio. Guidare fino alla scuola di sci con gli scarponi ai piedi(è comodo). Parcheggiare.

Aprire il baule, scaricare gli sci, lo zaino, il casco, i bastoni. Chiudere il baule.

Guardare verso il monte Pegherolo, che è bellissimo. Stare lì cinque secondi a guardare.

Mettere le chiavi della macchina in tasca. Tirare su la zip della giacca a vento.

Freddo alle mani.

Tirare giù la zip della giacca, riprendere la chiave, riaprire il baule. Prendere i guanti che avevo dimenticato. Richiudere la macchina.

Andare al bar alla partenza degli impianti. Caffè, fare due parole con gli altri maestri di sci, dare un occhiata alla pagina del ciclismo della Gazzetta.

Uscire dal bar, andare alla partenza della seggiovia con gli sci in spalla. Prendere la seggiovia per primo della giornata. Guardare gli altri in fila dietro. Sorridere.
Guardarmi intorno dalla seggiovia per capire come sarà la neve oggi. Guardare dentro al bosco. Ascoltare il silenzio del bosco. Mandare un sms a mia mamma con scritto "buongiorno ragazza". Guardare verso il Monte Valgussera.

Sbarcare dalla seggiovia. Fare la pista per primo, quando il cielo non è ancora del tutto chiaro. Sentire l’aria fredda sulla faccia. Allenarmi. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare.

Rispondere a una telefonata dove mi chiedono perché non mi fermo a mangiare. Farmi dare dell’orso, perché non mi fermo a mangiare. Farmi dare dell’orso, perché mi piace sciare da solo. Spegnare il telefono, così non mi disturbano.

Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare. Sciare.

Andare nello snowpark a recuperare mio figlio, fare qualche salto insieme a lui. Constatare che è migliorato ancora. Constatare che i salti fanno venire mal di schiena. Sciare un po’ con mio figlio. Portarlo a fare un giro in neve fresca. Aiutarlo a rialzarsi quando cade. Appena si è rialzato, ributtarlo nella neve un'altra volta.

Prendere insieme a lui l’ultima seggiovia, alle 16.44, di corsa, all’ultimo secondo. Incrociare lo sguardo di mio figlio che sorride sotto la maschera da sci. Salutare il mio amico Fulvio, lo skiliffista. Farmi dire la solita cosa, che sono sempre l’ultimo ad andare via. Rispondere la solita cosa, che sono sempre il primo ad arrivare, alla mattina. Guadare Fulvio che ride senza un dente.

Portare a casa mio figlio facendogli fare una discesa fuoripista che arriva fino alla porta di casa. Entrare in casa. Spogliarmi e mettere tutto ad asciugare, intanto ascoltare mio figlio che in cucina racconta a mia moglie come era l’ultima discesa. Sorridere in silenzio stando nella camera da letto. Vestrirmi con il tutino da sci alpinismo.

Mettere gli scarponi ai piedi. Bere un thé caldo insieme a mia moglie.

Prendere gli sci con le pelli di foca. Uscire di casa, guardare la luna piena nel cielo nero. Fare allenamento con le pelli di foca lungo le piste. Sentire il mio respiro affannato a metà dell'ultimo pezzo ripido. Tirare più che posso. Salutare con la mano il gattista che batte le piste. Sorridere quando mi lampeggia con gli abbaglianti.

Arrivare in cima al Valgussera e guardare il cronometro.

Mettere la giacca a vento leggera. Togliere le pelli di foca e guardare giù in paese. Guardare quelle lucine di altri sci-alpinisti che salgono. Pensare agli amici che non ci sono più.

Sentire un groppo in gola.

Scendere.

Sciare. Sciare. Entrare in casa infreddolito. Fare la doccia calda. Mangiare a piedi nudi. Fare la lotta con i miei bambini. Fare finta che vado a letto, nascondermi in anticamera. Fare un’altra lotta.

Andare a letto.

Leggere leggere leggere leggere. Segnare due appunti su un foglio. Spegnare la luce. Stare lì nel buio ad occhi aperti, per un po’. Dormire.

E dormire.

E il giorno dopo, ricominciare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

grandioso !!!!