domenica 22 aprile 2012

PRIMAVERA.


Prima c'era il sole, ora arrivano le nuvole.
Scivolano giù sul parabrezza appena pulito.

L'auto sta dentro a un cortile, è appena stata lavata, ci sono il baule e le portiere aperte. 
C'è la musica di Radio Deejay a tutto volume. Linus, che parla. E parla. 
Poi ancora musica.

C'è una vecchia bicicletta appoggiata a un muro.
C'è un gatto che cammina lentamente.
C'è il davanzale di una finestra con un vasetto di fiori. 
Da in fondo al cortile arriva il suono di un pallone da basket che rimbalza, rimbalza, rimbalza. 

Rimbalza.

Rimbalza. Rimbalza.

C'è una ragazza vicino alla macchina con un pigiama da uomo azzurro, un po' troppo grande.
I pantaloni, sono un po' troppo lunghi.
Sopra si è messa un gilet di piumino senza maniche.
Ha un bel sorriso.
Però.
Degli orecchini un po' troppo grandi. 
Ai piedi le ciabatte da piscina, le calze di spugna.
In mano tiene uno straccio umido ripiegato. 
Giallo. 
Mani un po' screpolate, livide. Fredde.

La ragazza alza lo sguardo al cielo, le nuvole corrono. 
Solleva i gomiti, si sistema i capelli con le mani. Capelli castani. Non tanto puliti. Sono raccolti in alto con una molletta di plastica rosa. 

Ora se li aggiusta.

Una ciocca di capelli cade sulla spalla destra. Sulla nuca e sul collo altri capelli ancora galleggiano nell'aria. Leggeri. Senza senso.

L'odore di Arbre Magique alla vaniglia che viene dall'abitacolo  si mescola con l'odore di brasato che viene dalla finestra del primo piano e con l'odore più incerto del marciapiede umido che svapora sotto il sole.

Ombra, adesso. Fa subito freddo. Eppure il cielo è ancora azzurro. 

Aria che si muove e che filtra dentro al pigiama.

Delle gocce di pioggia cadono sul parabrezza. Due. Tre. 
Quattro.

Fanno un rumore. 

Quel: tok. To tok. 
Tok.

C'è un rumore di portiere che sbattono.
Finestre che si chiudono
Radio Deejay che non c'è è più. Linus, che non c'è più.

Dietro a una porta, dopo una maniglia di ottone, c'è la penombra delle scale.
Un corridoio stretto.
Odore di cantina.
Freddo umido che si sente sulle braccia.

Uno zerbino.
Gradini. Tre.
Lo straccio giallo stretto nel pugno, nell'altra mano il Vetril.

Pianerottolo, giro, altri nove gradini.

Le ciabatte che fanno un suono sporco che si allarga nella tromba delle scale. 
Gomma sopra sabbia sopra marmo.

Pianerottolo. Zerbino. Porta. Pavimento di casa.

Queste ciabatte sono troppo grandi.

Vaffanculo.
Domenica di merda. 

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