- I suoi documenti sono
incompleti, Signore.
- Come: incompleti?
- Incompleti. Mancano
gli attestati di versamento postale.
- Eccoli qui signora, non
li ha visti? Sono qui... - la guardo, sorrido. Compiaciuto.
- Quelle sono ricevute,
a noi servono gli attestati.
- Scusi?
- Vede qui in cima, in
piccolo, c'è scritto RI-CE-VU-TA (mi indica con l'unghia del pollice una scritta alta un
millimetro). Sugli attestati, che sono l'altro pezzetto di carta che le
hanno dato alla posta, c'è scritto: AT-TES-TA-TO. E c'era anche scritto sulla
domanda che ha compilato, che doveva portarci gli attestati. Non le ricevute.
- Ah, mi scusi. Non lo
sapevo. E adesso? Ma non sono uguali?
- Non ce li ha qui gli
attestati?
La guardo e dico no scuotendo la testa. Lei ha già iniziato a infilare le mie pratiche nella bustina di plastica
trasparente, me le restituisce infilandole sotto il vetro dello sportello.
Dietro a me una signora che ha un odore di sudore pazzesco con un mazzo di
cartelline con su scritto Autoscuola nonmiricordochecosa si è già fatta avanti per sciacallare il mio posto in fila e sbrigare le sue pratiche.
- ...e allora torni
domani, signore. Avanti, prego! - e si rivolge alla donna dietro di me.
- A che ora chiudete,
oggi, mi scusi? - le chiedo.
- A mezzogiorno, ma guardi
che sono già le 11.43 - guarda l'orologio in alto al centro della
parete. Io ho fatto un ora di coda, è la terza volta che vengo; poi per inciso,
parliamo di un versamento di 4,50 € e uno di 9.50€.
- Non credo che farò in
tempo a tornare, oggi.
- Ecco appunto. Torni
domani allora... 8.30-12.00.
- Lo sa che ogni volta
che vengo in questo ufficio vado via con la voglia di spaccare tutto?
- La capisco.
- Lei signora è molto
pignola nel suo lavoro - allora un po' sorpresa l'impiegata torna a seguire me con lo sguardo. Anche
la grassona che puzza di sudore guarda me, adesso - io è la terza volta che
devo prendere mezza giornata di lavoro per rinnovare questa cazzo di patente, che poi non è neanche scaduta.
- Noi qui siamo molto
accurati.
- Voi qui vivete su un altro mondo. L'altro ieri, ed era la seconda volta che venivo, mi ha mandato via di qui e mi ha fatto andare in
comune per legalizzare una foto, cioè per fare in modo che un'altra persona al
suo posto si prendesse la briga di guardarmi in faccia, scrivere su un foglio
di carta che effettivamente quello della fotografie che le ho portato sono io.
- Certo, è la legge!
- Ecco, appunto. Per
legalizzarla la foto mi hanno chiesto le foto e un documento. Un versamento di 0.26 €. Zeroventisei, si rende conto?
- E allora?
- A parte lo zeroventisei. Non mi hanno nemmeno
guardato in faccia, in comune. Ho perso un'altra mezza giornata. Per verificare se ero io mi hanno
chiesto la patente. Quella stessa che io avevo dato a lei l'altro ieri, con una
foto di 30 anni fa, che mi ha detto che non andava bene e che bisognava assolutamente rinnovare se volevo avere la
patente internazionale.
- E allora? ma che
c'entra?
- C'entra, c'entra. Io
e quello della foto di 30 anni fa, non siamo la stessa persona, me lo ha detto lei, se lo ricorda, no? Cioè, lei mi ha detto che lo siamo,
ma che non lo siamo, che potremmo non esserlo. Mi capisce?
- Lei è pazzo. Scusi,
ma lei che mestiere fa? - la grassona puzzona si mette più comoda con i
gomiti sul bancone e il mento appoggiato sulle nocche delle dita. Sospira.
- Faccio un mestiere
per cui serve molta accuratezza.
- Ecco, un mestiere
come il mio, allora, no?
- Non proprio, comunque...
- Se serve accuratezza,
le serve senz'altro anche freddezza, distacco, inflessibilità. A volte essere
un po' impietosi con gli utenti, anche. Cinici. Spietati. Mi capisce? - sogghigna, lei e
anche la grassona al mio fianco sogghigna. Mi sa che tra loro due si conoscono - Mi
dica che mestiere fa, lei, la prego, sono curiosa?
- Faccio un mestiere
del quale tutti prima o poi hanno bisogno – Lei fa una pausa e mi
studia. Poi riprende a predicare - Vede, ci sono
mestieri in cui a volte è fondamentale avere un amico a cui affidarsi. Una persona fidata. Io ad
esempio, se volessi, potrei mandargliela avanti lo stesso la pratica della
patente, cosa crede? Allora che mestiere fa, me lo dice per favore?
Sono io che faccio una
pausa lunga, adesso. Tutti nell'ufficio e nella fila dietro e anche nelle altre file agli altri sportelli stanno con le orecchie puntate. Che
mestiere fai? Che mestiere faccio? Che le dico, adesso?
- Il becchino. Mumificatore, nello specifico.
La cicciona scolla i gomiti dal banco e si tira un po' su. Aggiusta con le mani l'orlo della maglietta. Io la guardo, sorrido. Poi giro le testa di lato e guardo la donna al di là dal vetro.
Sorrido anche a lei. Entrambe mi guardano le mani. La grassona mi guarda anche le gambe e le scarpe.
- Mi dia i suoi
documenti - dice l'impiegata. Reinfilo la mia busta trasparente con le mie carte nella feritoia sotto al
vetro e la faccio scorrere. Lei la prende e la butta su un tavolo alle sue spalle.
- Torni domani.
- Come domani?
- Domani. Che la
patente è pronta.
- Grazie. Buongiorno.
Grazie mille, eh.
Esco dall'ufficio. Salgo
in moto e torno a casa.
Il becchino. Mumificatore,
nello specifico.
Ma come cazzo mi vengono, certe idee?
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