venerdì 28 giugno 2013

VOI SIETE QUI LIVE, QUADRI, CONCESSIONARIE E RIGORI.

Ieri pomeriggio sono andato a Milano per il Live di Voi siete qui, la trasmissione di Matteo Caccia dove qualche volta hanno letto alcuni dei miei racconti. Voi siete qui è un programma di Radio24, e Radio24 è la radio del Sole24 Ore.

Il Sole24 ore è quel giornale stampato su della carta beige che se uno lo sfoglia e non è un po' del settore, di quello che c'è scritto, non ci capisce una mazza. Fondamentalmente dati, indici, informazioni economiche e dati di borsa, roba così. Io da piccolo quando andavo in edicola e vedevo uno che comprava due giornali invece che uno solo, facciamo l'esempio il Corriere della Sera e un altro giornale, oppure L'Eco di Bergamo e un altro giornale, avevo notato che l'altro giornale che comprava  era sempre il Sole24 Ore. A comprarlo erano quasi sempre signori in giacca e cravatta. Signori vestiti come mio padre in jeans e camicia che compravano L'Unità e in più anche il Sole24 Ore invece, non ce n'erano mai.

Ricordo che io una volta sempre da piccolo il Sole24 ore avevo anche provato a leggerlo, ma non ci avevo capito niente. Allora ci avevo rinunciato.

Poi un paio di anni fa quando ero venuto a conoscenza del programma di Matteo Caccia fatto da Radio24 mi chiedevo come potesse essere possibile che da della gente che fa un giornale così noioso e incomprensibile potesse venire fuori invece un programma radiofonico così bello e vivo e vivace. Misteri.

Comunque.

Ieri sera era la serata conclusiva della stagione radiofonica del programma, e allora hanno pensato di invitare un po' di persone e fare uno show live, hanno selezionato dieci racconti tra quelli che hanno letto durante l'anno (ne hanno letti 430, mi pare) e hanno invitato a salire sul palco le persone che questi dieci racconti li avevano scritte. Io ero uno dei dieci. Non è che fosse una gara o un concorso letterario, intendiamoci, è che hanno scelto dieci storie che gli piacevano per fare uno spettacolo e tra queste c'era anche la mia. L'avevano letta il giorno di Natale del 2012, la mia storia. E' la storia di un Natale un po' particolare di un ragazzino di 16 anni. A 16 anni dei giorni di Natale un po' particolari possono capitare, a me sono capitati. La storia come è esattamente non ve lo dico, se volete sapere come è, vi ascoltate il podcast.

Insomma ieri verso le 19.00 sono arrivato a Milano in via Monte Rosa 91, luogo dell'appuntamento prestabilito e sede del Sole24 ore e di Radio24. Sono entrato dentro a questo palazzo molto bello, molto europeo lo definirei, un palazzo tutto vetro e pietra e metallo con un grande giardino interno e degli alberi tutto intorno che a voler ben vedere non sembrerebbe nemmeno di essere a Milano, fuori non è che ci sia poi tutto questo traffico e tutto quel casino a cui uno di provincia come me pensa quando pensa al luogo: Milano. Sono entrato dentro e c'era un desk di accoglienza molto ben curato con quattro o cinque hostess, ho detto il mio nome a una di queste signorine molto gentili e molto sorridenti e lei ha spuntato il mio nome da una lista e mi ha detto Tra quindici minuti scendiamo tutti insieme sotto da Matteo. Ho detto Va bene, ho ringraziato.
Ho notato che ha detto quindici minuti e non un quarto d'ora (tipi precisi qui, ho pensato) e poi che ha detto Matteo, non MatteoCaccia nome e cognome. Ha detto Matteo e basta. (Si vede che Matteo lo conosce bene, ho pensato sempre).

Intanto che ero lì e mi rimanevano all'incirca quattordici minuti liberi in questa specie di hall enorme che sembra un aeroporto, ho incrociato le braccia dietro alla schiena come faccio di solito e mi sono guardato in giro. Facendo un giro con lo sguardo a 360 gradi c'erano:

-gli uffici di segreteria della business School del Sole24 Ore con altre hostess in tailleur che lavoravano;

- in fondo a destra un bar che per andarci dovevi passare oltre a dei tornelli, dovevi avere un badge magnetico per aprirli ed essere uno che lavora là dentro, in sostanza un bar dove io non potevo entrare. Che io un caffè me lo sarei anche bevuto volentieri, ma non si poteva.

- in fondo a sinistra una mostra di quadri di una pittrice che non mi ricordo esattamente come si chiama ma che ho letto sulla brochure della mostra che lei, questa pittrice, è arrivata seconda al concorso per disegnare il logo dei mondiali di Calcio del 1990. Seconda. Per un pelo, e vinceva. Io il logo dei Mondiali di calcio del '90 me lo ricordo perfettamente, avevo dei calzini bianchi di spugna con quel pupazzo tricolore scomposto e rigido come un pinocchio costruito con il Mecano che mi hanno perseguitato per degli anni, adesso non so dove siano andati a finire, quei calzini dico. Io mi sono sempre chiesto chi l'avesse disegnato quel logo. Avrei voluto proprio conoscerlo. E a dire il vero ieri, lo avrei voluto vedere il logo che era arrivato secondo al concorso, giusto per sapere, per capire; capire come avrebbero potuto andare le cose e magari anche i mondiali con quel logo diverso, magari più bello, comunque il logo in questione, quello arrivato secondo al concorso internazionale non c'era. C'erano solo quadri. Dei quadri a olio di alberi, onde del mare, nuvole, spiagge, una tigre in controluce e un Boeing in controluce anche quello, in atterraggio Questi due ultimi quadri, la tigre e il Boeing in controluce - ma anche le nuvole - quadri che proprio non mi piacevano, mi permetto di dire. Però io non è che sono un esperto.

- in un angolo della mostra, un po' nascosti in un angolo, i bagni. Difficili da trovare, che uno mai più va a pensare che per andare in bagno deve entrare dentro a una mostra.

Proseguendo nella carrellata a 360°, per finire, dietro a una vetrata che da anche su Viale Monte Rosa e in uno spazio in cui si può entrare soltanto da una porta passando dall'interno di questa specie di luogo ibrido tra una portineria e la hall di un aeroporto c'era:

- lo show room della Aston Martin. Le Aston Martin sono quella auto inglesi bellissime, fantastiche costruite a mano, che costano da 113mila euro in su. Auto di super lusso. Ecco, a me quella cosa lì di mettere lo show room della Aston Martin nella portineria del palazzo del Sole24 Ore, quell'idea che devono aver avuto i manager della Aston Martin di mettere le loro auto lì dentro dove presumibilmente circola un sacco di gente con i soldi mi ha fatto pensare che noi certe volte, a quelli che hanno un sacco di soldi e che dicono di essere dei grandi manager, noi quella gente, la sopravalutiamo.

Comunque.

Verso le 19.30 ci hanno chiamati, io e gli altri nove siamo scesi sotto nell'auditorium del Sole24 Ore - un auditorium molto bello - e abbiamo conosciuto di persona Matteo Caccia. Quando Matteo mi ha stretto la mano e mi ha detto Ciao Emilio, grazie che sei venuto, sono contento di conoscerti e poi abbiamo parlato un po', mi ha fatto effetto perché mentre lo avevo davanti e lui mi parlava mi pareva di stare ad ascoltare la radio. La radio è quella cosa che parla a te, ma non parla con te, è un altra cosa diversa, è la radio appunto. Matteo invece ieri sera, il Matteo che è la stessa voce che ho sentito tante volte alla radio, stava parlando direttamente con me, formulava delle frasi che erano rivolte a me e che avevano la forma del discorso che stavamo facendo, e in un certo senso quando era il mio turno di parlare, quando veniva il momento che io dovevo rispondere alle sue domande, io restavo lì un po' imbambolato che è una cosa strana l'idea che tu parli con una voce della radio. Poi dopo, dopo un po', quell'effetto lì, passa. Capisci che la voce della radio è anche la voce di una persona in carne ed ossa. Devo aggiungere che Matteo è più alto di come me lo immaginavo, sarà alto come me o forse anche un pochettino di più.

Poi ho conosciuto Tiziano Bonini, che è uno degli autori del programma, che per sintetizzare se dovessi dirvi velocemente chi mi ha fatto venire in mente Tiziano appena l'ho visto, io vi direi Giuseppe Mazzini da giovane. Giuseppe Mazzini quello delle vie e delle piazze e delle strade come Via Giuseppe Mazzini 11 o 93, per fare un esempio; quello della Giovane Italia e della carboneria. Il Mazzini che tutti abbiamo conosciuto in un disegnino in bianco e nero in alto a sinistra sul libro di storia delle scuole medie. Con quella barba curata. Magro, con le spalle strette, con una giacca sportiva morbida di colore blu. La pelle chiara e le gote un po' arrossate. Non rubizze, arrossate. Tiziano ha uno sguardo molto gentile e serio, un modo di stuzzicarsi i peli della barba e di muoversi e di parlare molto delicato, molto accurato direi, si capisce subito che lui è uno che ci mette un sacco di passione e di attenzione nel lavoro che fa, almeno a me ha fatto quell'effetto. E' un tipo simpatico.

Poi ho conosciuto un sacco di altre persone, adesso non posso raccontarvele tutte, e ho conosciuto anche le altre nove persone che hanno scritto i racconti che devo dirlo, mi sono piaciuti tutti un sacco. Proprio tutti. Alcuni racconti mi hanno commosso, altri mi hanno fatto pensare o ridere, mi hanno fatto sentire partigiano o adolescente in bicicletta o navigatore solitario o scugnizzo per le vie di Napoli o esploratore o tutte queste cose insieme. La serata come è andata nel suo complesso - è durata quasi due ore - è inutile che ve la racconto, quella la potete vedere in streaming o ascoltare in podcast, se volete.

Io volevo dirvi di come mi sono sentito ieri sera: mi sono sentito bene. Molto bene. Mi sono sentito uno e mi sono sentito 600 (a quanto ho capito c'erano 600 persone in sala, ieri sera). Ho pensato una cosa e ne ho pensato altre 600 diverse che non avevo mai pensato prima. Ho visto che a questo mondo c'è un sacco di gente come me, che ha voglia di leggere o di ascoltare, di scrivere e di pensare. Che non va di fretta e che non vuole solo vederle, le cose. Le vuole immaginare. C'è gente a cui piace ascoltare e a cui piace che le storie prendano forma nella propria mente senza vedere niente, senza farsi influenzare. La radio è vedere con la mente. In un certo senso la radio è il sogno di un altro che si travasa dentro di noi. C'è gente che questa cosa di immaginare i sogni degli altri la fa per imparare e per conoscere e per esplorare, e in definitiva per sentirsi libero di fare e di non fare allo stesso tempo.

Come me. Anche io penso di essere così.

Certe volte io vado un po' in crisi e mi sento un pesce fuor'd'acqua, perchè sono sempre in giro, sempre in montagna, sempre in azione. A me invece piace anche esplorare dentro a me stesso, mi piace anche pensare, non soltanto fare. Fare è facile, magari certi non lo sanno ma con un po' di fatica e un po' di allenamento si può fare tutto, arrivare quasi dappertutto. Esplorare dentro è diverso. Esplorare dentro è più difficile.

Quando è finita la serata sono stato lì un po' a parlare con la gente che c'era, mi è sembrato che il mio racconto sia piaciuto, poi Matteo l'ha letto benissimo. Poi dopo un po' ho salutato e sono andato via. Sono salito in auto con mia moglie e siamo ripartiti verso Bergamo. Quando ho acceso l'auto contemporaneamnete si è accesa anche la radio e ho sentito che c'era una partita e che si era sul 4-4,  Pirlo stava per battere un rigore. Ah, già, la Confederation Cup, mi sono ricordato. 4-4 ai rigori, allora stiamo andando bene. Con la Spagna, è forte la Spagna.

Dài, Pirlo.

Pirlo è una certezza. Tiro, gol, 5-4. Tranquillo.
Tira Mata per la Spagna, 5-5. Tutto da rifare.

Montolivo. Tira. Gol, 6-5, siamo in vantaggio.
Busquets, tiro, goal, 6 pari.

Si prepara Bonucci, ho un brutto presentimento.
Sono fermo al semaforo rosso, il motore è in folle e gira a vuoto, la strada è deserta. Mia moglie mi chiede E' forte Bonucci?
Faccio Mmmhhh con la bocca.

Mmmmhhh.

Bonucci tira, fuori, alto sopra la traversa. Mi immagino la palla che vola in alto. I tifosi spagnoli con le braccia al cielo che impazziscono dalla gioia. Bonucci con il volto fra le mani.

Semaforo verde. Innesto la prima, riparto, seconda, terza, imbocco la tangenziale, quarta, quinta marcia. Spengo la radio. Mia moglie mi chiede Abbiamo perso?

Mi sa di sì, dico io. Poi domani vediamo. E' già mezzanotte.

E poi infatti, stamattina ho visto, avevamo perso.    



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