lunedì 19 agosto 2013

A BORDO STRADA.

Sotto il sole d'agosto a bordo autostrada vedi un auto ferma, é un auto stracarica di roba, una vecchia familiare blu con gli ammortizzatori sfondati, il portapacchi anche quello stracarico, le tendine di Hello Kitty appiccicate sui finestrini, c'è una signora in piedi vicina alla macchina - è una suocera, si capisce benissimo - e appena avanti qualche metro c'è una ragazza, una mamma che tiene una bimba piccola a culo nudo per aria, la tiene sospesa per le cosce sopra l'erba e le sta facendo fare pipì.

Al volante della familiare c'è uno che potresti essere tu fra qualche anno, un tizio che sta seduto incassato nel sedile, intristito, con la barba lunga e spettinato, lo sguardo fisso in avanti oltre il parabrezza, la macchina è ferma con le quattro frecce e tu pensi: Io mai così, cazzo, mai, e ridi e scappi via dritto per l'autostrada.

Passano sette o otto estati e al posto di quei due sull'autostrada, al posto di quello al volante e di quella mamma e di quell'auto posteggiata in una piazzola di emergenza adesso ci sei tu con un bambino che piange e che deve fare pipì e che tu, come hai visto fare a quella mamma quella volta, tieni sospeso per le cosce, tieni tuo figlio con il culo per aria sopra l'erba oltre il guardrail dell'autostrada, gli fai fare pipì.

Sei sfinito, esausto, sudato e appiccicaticcio, torni da una vacanza da incubo in un posto da incubo, hai l'auto stracarica, il portapacchi stracarico e le tendine di Hello Kitty, anche tu; hai una suocera al seguito seduta sul sedile posteriore che si fa aria con il ventaglio, e tua moglie che è seduta in macchina e ti aspetta sul sedile del passeggero,é incinta del secondo figlio. Pensi io non ce la faccio, non ce la posso fare, non ce la faró mai.

Fai fare pipì al bambino e lo scuoti come si scuote il bucato che sgocciola e poi lo rimetti in macchina, lo metti nel seggiolino, il bambino piange ma non fa niente, lo allacci con le cinture, chiudi la portiera, fai il giro intorno alla macchina, sali e riparti come se fossi un automa, un robot, tua moglie nel frattempo ha già messo nel lettore CD le canzoncine dello Zecchino d'Oro per calmare il bambino. Cerchi di ignorarle quelle canzoni - tu le odi, le hai sempre odiate le canzoncine dello Zecchino d'Oro - cerchi di non ascoltarle e vai avanti. Avanti, avanti, avanti. Vai avanti. Domani inizi a lavorare e in un certo senso paradossalmente provi un senso di quiete e di liberazione, provi una sensazione di felicità imminente. Domani sarai alla tua scrivania, al lavoro, da solo, tranquillo.

Passano altri sette o otto anni ancora, tuo figlio é diventato grande ha quindici anni adesso e le gemelle hanno dodici anni ormai - il secondo che aspettavate erano due gemelle - viaggi in auto spaziosa con tutta la tua famiglia e si ride e si scherza e si ascolta la musica, si sta bene con l'aria condizionata, stai tornando a casa dopo qualche giorno di vacanza al mare, a bordo autostrada vedi un auto familiare ferma, stracarica di roba con gli ammortizzatori sfondati, con il portapacchi, le tendine di Hello Kitty, una suocera che si aggira lì intorno, c'é uno più giovane di te seduto al volante dell'auto, uno che potevi essere tu quindici anni fa, sembra intristito e rassegnato, la macchina è ferma con le quattro frecce lampeggianti tu stai passando, appena più avanti - lo sapevi già - c'è una mamma che tiene una bimba piccola sospesa per le cosce, le sta facendo fare pipì, tu stai viaggiando a 140 km/h, stai guidando e vedi tutto succedere da lontano.

Sollevi il piede dall'acceleratore, rallenti. Passi e segui la scena con lo sguardo e con la testa e poi quei tizi li guardi rimpicciolirsi nello specchietto retrovisore e tua moglie ti chiede Che cosa c'é? e tu rispondi Niente, lei ti fissa ancora, tu ripeti Niente.

Vorresti fermarti e accostare. Mettere la retro, tornare indietro nella corsia di emergenza fino a quell'auto, aprire la portiera della tua auto e scendere, affrontare quel caldo d'agosto che ti investe sui piedi sulle gambe, sulle braccia e sulla faccia,  avvicinarti al tipo che c'è dentro all'auto blu scassata, fargli segno di aprire la portiera e di scendere e quando lui è giù dalla macchina in piedi davanti a te e ti guarda con quello sguardo sconsolato e triste di uno che non capisce cosa sta succedendo abbracciarlo, stringerlo forte per un po', tenerlo lì stretto stretto e dirgli: tieni duro fratello, dai. Non mollare. Che poi passa.

Che poi è bellissimo.

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