giovedì 8 agosto 2013

VICINI DI PRATO.

E' agosto e sei solo e non sai cosa fare, allora idea: vai in piscina. E' una piscina comunale, paghi, entri, fa caldo e c'è un saco di gente, per cominciare ti cerchi un posticino e metti la tua roba sparsa sul prato. Asciugamano, scarpe, vestiti, zaino con telefono, portafoglio, carte di credito, chiavi della moto che hai parcheggiato appena lì fuori, chiavi di casa. Tutto.

Ti stendi, prendi un po' di sole. Vicino a te ci sono altre persone che non conosci. Tutto intorno, ovunque guardi in tutta la piscina ci sono persone che non conosci, c'è tantissima gente. Giovani e vecchi, uomini e donne, gente magra e gente sovrappeso, gente depilata e gente pelosa, gente abbronzatissima e gente bianchiccia, gente che sembra tranquilla e facce poco raccomandabili, potenziali pedofili, stalker, animatori dell'oratorio, nonne con i nipotini, ex-culturisti fuori forma, milf molto avanti negli gli anni lucide di crema che prendono il sole sul lettino, bambini che urlano e corrono. Gente che legge, gente che fa le parole crociate, gente che gioca a beach volley, gente con la panza che guarda con le braccia conserte. Gente che ascolta la musica con le cuffie, gente che gioca a carte seduta in quadrato su un asciugamano, gente che si guarda in giro senza fare niente grattandosi con le unghie rosicchiate i peli del petto. Gente di tutti i tipi. Bianchi, neri, tatuati e no, boliviani, indiani, valligiani venuti in città, c'è anche un gruppo di cinesi all'ombra di un platano un po' in disparte vicini all'ingresso.

C'è il mondo, intorno a te.

A un certo punto vuoi andare in vasca a nuotare e mentre stai per andarci e realizzi che devi lasciare lì tutta la tua roba incustodita pensi subito al tuo vicino di prato, quello che ti ha salutato con la testa prima quando sei arrivato. Per via del fatto che ti ha salutato con la testa quando sei arrivato e per il fatto che sta vicino a te da quasi dieci minuti ormai e che prima gli hai chiesto se aveva da accendere e lui ti hai fatto accendere, gli dici Scusa, non è che puoi dare un attimo un occhio alla mia roba perfavore, che vado a fare un tuffo?

Lui, il tuo vicino di prato - che è uno che sta lì sdraiato in mutande su una spugna a leggere un giornale con le infradito infilate nei piedi - ti dice Vai tranquillo, guardo io e tu te ne vai tranquillo. Sollevato. Sereno. Sei tranquillo, guarda lui.

Te ne vai a sguazzare allegramente nell'acqua, come se niente fosse.
Poi torni.

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