mercoledì 9 ottobre 2013

MOLLE E TELECOMANDI.

Quando ero piccolo io i canali televisivi erano "l'Uno" e "il Due", e poi basta. I programmi sul Due iniziavano alle quattro e mezza del pomeriggio, Rai3 non c'era, e neanche gli altri canali non c'erano.

Sará una coincidenza ma i cortili allora erano pieni di bambini che giocavano, adesso sono vuoti. Comunque.

Al pomeriggio invece che guardare la televisione si giocava generalmente a calcio, non era un corso di calcio, era una partita di calcio, buttavi quattro maglioni ai lati del campo (maglioni o magliette, le felpe allora non esistevano) e quelle erano le porte. Vedevi una infinitá di bambini che correvano in disordine dietro a una palla, in mezzo a un polverone, ma un polverone; i più cicciottelli o i più imbranati -o le bambine se proprio volevano giocare, se no andavano con le femmine- stavano in porta, e via, si giocava.

La televisione era una cosa per i grandi, noi piccoli non la guardavamo, anzi era una rottura di palle la televisione, perché se capitava che eri il più piccolo ti toccava alzarti dalla sedia e andare a cambiare canale quando i grandi te lo chiedevano. I telecomandi non c'erano. Eri tu, il telecomando. Non era per l'alzarsi, in fondo con due soli canali succedeva di alzarsi al massimo un paio di volte in una sera, é che non piace a nessuno farsi trattare da piccolo, neanche ai piccoli.

Ti alzavi dalla sedia e andavi a schiacciare un bottone che quando lo premevi con il tuo dito piccolo che si stortava tutto, sentivi che dietro al bottone c'era una molla che si comprimeva e che si riallungava, fino a incastrarsi con un tlack in un punto preciso a tre quarti della corsa. Quello io oggi, quello di aver schiacciato dei bottoni con il dito, io lo considero un privilegio, una fortuna che ho avuto, perché penso che uno che da piccolo ha imparato a riconoscere con la punta del dito una molla dietro a un bottone credo che quando deve riconoscere la neve con i piedi attraverso gli scarponi e le solette degli sci abbia un vantaggio immenso su uno che per fare qualsiasi cosa oggi basta che appoggi la punta di un dito sopra uno schermo di vetro e sembra che nella vita, nello sport, nel lavoro, nello studio, puó fare tutto quello che vuole.

Volevo dire peró che nulla é veramente perduto perché se uno prova con un dito a premere il tasto di una biro, quella sensazione lì meccanica della molla che lavora, che va giù e poi un po' su e che poi si incastra, uno la può sentire ancora.

E anche le partite di calcio nei prati, se uno le vuole fare, le puó ancora andare a fare con i suoi amici. Basta avere un prato, voglia di stare insieme e quattro felpe.

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