mercoledì 16 aprile 2014

THE CRASH REEL.

Ieri per la seconda volta in vita mia sono stato al Conca Verde al cinema, non ci ero mai stato in tutta la mia vita al Conca Verde, nel giro di un mese ci sono stato due volte. Mi piace anche il nome conca-verde, mi piace perché mi da l'idea di un luogo raccolto, di una isola felice, protetta, verde appunto. Il cinema è dentro a un grande condomino grigio, 'sta dentro e sotto, io a guardarlo da fuori quel condominio fino a un mese fa non mi immaginavo che lì dietro a quei muri e a quelle finestre ci potesse essere un cinema, una sala così bella e così alta, tutta quell'aria nera sopra alle poltrone e tutto quello spazio vuoto dentro a quel palazzo. Come fossero dei polmoni o un intestino o uno stomaco dentro a un essere umano. Un cinema dentro a una casa. Bello. Uno dentro a un palazzo di quel tipo ci si immagina delle abitazioni e delle famiglie che pranzano in cucina o che guardano la tv in salotto, ci si immagina degli ascensori e delle scale di marmo con la polvere negli angoli del giro scale, e delle cantine dove si tengono biciclette e bottiglie di acqua minerale e di vino e poi dei garage, dove si parcheggiano auto, scooter, dove si depositano attrezzature sportive in disuso, dove si va a depositare la pattumiera una volta al giorno con le ciabatte ai piedi, i calzini giù, srotolati. E invece c'è una sala di proiezioni, grande così, enorme, moderna, bella. Tutta quella gente vestita bene e quelle voci, quel brusio risucchiato dalla moquette alle pareti. Un luogo dove ci si può ritrovare e si può guardare e ascoltare e pensare insieme ad altre persone. Sono stato a vedere un film ieri al Conca verde, The Crash Reel, che uno forse potrebbe dire Ah, ho capito, lo conosco. Un film sullo snowboard. E' il film della storia di Kevin Pearce e del suo incidente, Kevin Pearce era uno dei più grandi talenti dell'halfpipe, forse il più grande, il più luminoso talento del freestyle snowboard poi ha avuto un incidente, ha rischiato di morire, da lì comincia il film. Ecco. La storia è quella ma il tema è un altro, anzi sono altri, il tema non è lo snowboard o il freestyle, in effetti ci sono molti temi dentro al film, molte storie che si sovrappongono e che si intrecciano, se io dovessi dirne uno di tema, uno su tutti, direi che The Crash Reel parla dell'accettazione e del superamento dei limiti dentro alla nostra vita. Parla dell'esplorazione e della re-interpretazione dei limiti. E' una storia universale e che ci appartiene, che appartiene a tutti noi snowboarder, sciatori, runner, falegnami casalinghe, operai, imprenditori, fornai, benzinai, medici, genitori, mariti, mogli, figli. Tutti. Non è un film di snowboard per snowboarder, secondo me. Per niente. Non è un film di sport. E' una storia universale - con i Promessi Sposi a scuola a me non erano risciti a spiegarlo cosa vuol dire, universale - che appartiene a ciascuno di noi, che risiede dentro di noi perché chiunque, anche chi non si è mai messo uno snowboard o un paio di sci ai piedi sa cosa vuol dire correre a tutta velocità e cadere e rialzarsi e provare a ricominciare a camminare e fare fatica. Lo storytelling è questa cosa qui, a noi la lingua italiana non ci aiuta anzi, ci confonde. Storytelling non vuol dire raccontare delle storie, come la traduzione letterale suggerirebbe. Storytelling vuol dire invece "parlare attraverso i racconti." Che uno che le le sa usare bene, le storie, con qualsiasi storia, può dire qualsiasi cosa. Un po' come i condomini e i palazzi, da fuori sembrano tutti uguali, hanno tutti la stessa forma. Ma dentro poi uno ci mette quello che vuole, anche un cinema, se gli va.

https://www.youtube.com/watch?v=B2bMgADj0e0 

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