venerdì 9 maggio 2014

DEAN KARNAZES E' UN PAZZO.

Una volta ero a New York per la maratona, c'è un grande padiglione dove si ritirano i pettorali e c'è un expo dove tutte le aziende del running del mondo espongono e vendono i loro prodotti. La maratona di New York non è solo una maratona, è un simbolo, per molti la linea di partenza è già un traguardo, non importa se poi uno correrà in meno di tre ore o in meno di sei, se è forte e giovane oppure su con gli anni e con la pancia, per molti New York è la materializzazione dell'idea che nella vita non è mai troppo tardi per realizzare un sogno e per iniziare a fare qualcosa. Un viaggio desiderato a lungo, correre, fare qualcosa in compagnia di una persona a cui vuoi bene, ripartire dopo un trauma o una malattia, ma anche dell'altro che alcuni capiscono e altri no, certi la maratona di New York la snobbano. Meglio Boston. Meglio Berlino. Meglio Londra. Può darsi, ma chissenefrega? Ci sono maratoneti in questo expo provenienti da tutto il mondo che girano e comprano e guardano e insomma si godono la vacanza per cui si sono preparati così a lungo, ci sono atleti professionisti ed ex-atleti, leggende del running che firmano autografi e stringono mani di tapascioni, pazientemente, gentilmente, che dialogano con il pubblico. La maratona di New York non è una maratona, è la festa della maratona e di chi le corre. Stavo camminando in uno dei corridoi dell'expo e a un certo punto vedo una fila di persone lunghissima che blocca il passaggio, proprio di fronte allo stand di The North Face. Ai muri dello stand ci sono delle enormi gigantografie di miei compagni di team, runners, penso tra me e me in giro ci sarà senz'altro Dean. Io e Dean Karnazes ci conosciamo da tanti anni ormai, ma mediamente ci vediamo solo una volta all'anno al meeting degli atleti di The North Face, oppure neanche quello. Dean è quasi sempre impegnato, a volte non viene. A pensarci bene non so da quanto anni è che non incontro Dean, l'ultima volta abbiamo corso insieme per un paio d'ore sotto il temporale in Dolomiti, a Cortina. Cammino per il corridoio e sbircio meglio e in fondo alla fila di gente, dietro a un tavolo e pressato da gente che aspetta e che si solleva sulle punte dei piedi per vedere meglio, c'è uno che firma autografi e stringe mani, che fa fotografie, che sorride, e firma autografi e sorride, e firma, con un ritmo pazzesco. E' proprio Dean, non lo invidio oggi, neanche un po'. Guardo la scena e mi sposto di lato, mi infilo dentro a uno stand di un'altra azienda e do un'occhiata distratta alle canottiere e ai pantaloncini in saldo appesi sugli espositori. Mentre sono lì nello stand di quest'altra azienda che guardo sento arrivare uno di corsa alle mie spalle che mi stringe con le mani sui fianchi, mi giro sorpreso e questo mi travolge con un abbraccio. E' Dean, mi ha visto da lontano. C'è anche mia moglie accanto a me, gliela presento, lui abbraccia anche lei, la saluta e la festeggia e poi mi fa segno di abbassarmi, ci accucciamo nascosti tutti e tre tra gli espositori e ridiamo e stiamo lì a parlare. La gente lo cerca, lui mi chiede come va, come non va, le solite cose di cui si parla quando è tanto che non ci si vede, che programmi ho, su che montagne sono stato ultimamente, ci chiede a che ritmo abbiamo intenzione di correre la maratona, se è la prima volta che corriamo a New York insomma il solito, io sono un po' in ansia per lui e per le persone che lo cercano, mi alzo in piedi e do un occhiata allo stand di The North Face e capisco che lo stanno cercando tutti, sia il pubblico che gli addetti, lui mi tira giù, ci nascondiamo ancora e ridiamo, stiamo lì a parlare nel frattempo passa un'addetto dell'altra azienda di cui siamo ospiti e vedendo la scena ride e poi va via, poi passa una signora di The North Face che lo cerca per riportarlo allo stand, lui si fa scudo con il mio corpo che sono un po' più grand di lui, riesce a non farsi vedere. Io sono agitato, lui va avanti a parlare e mi chiede se magari stasera ci facciamo una corsa insieme in Central Park, io non ci penso proprio a correre stasera, la maratona è domani, ma non so cosa rispondere esattamente. Perché no? dico e mia moglie mi guarda come dire Ma sei scemo? La signora che lo sta cercando ha fatto il giro intorno allo stand e ci sorprende dal lato opposto, ci vede e noi facciamo finta di parlare tranquillamente, come niente fosse, si avvicina, Dean dice un'attimo e arrivo, per togliersi dall'imbarazzo mi presenta alla signora e dice Emilio è un alpinista del team di The North Face, alla signora proprio non interessa niente ma butta lì un sorriso, la mano da stringere, io faccio una faccia come dire Io non c'entro, non è colpa mia. A venti metri ci saranno un centinaio di persone che tengono in mano una cartolina con la sua faccia sopra e sono in attesa di un autografo e che si chiedono cosa cavolo sta facendo Dean Karnazes con quello lì, la signora dice Dean, puoi venire? Io dico vai tranquillo Dean che la signora mi sembra nervosa, torniamo dopo a trovarti, lui dice Davvero? Certo. Mi scusate? Vi spiace? Vai tranquillo, Dean. Ci vediamo in giro. Ci siamo visti due anni dopo a S.Francisco e lui quando mi ha incontrato come prima cosa mi ha detto L'ultima volta ci siamo visti a New York per la maratona, giusto? Giusto. Poi ci siamo messi a ridere. Per me anche a lui è tornata in mente la faccenda di noi che parliamo nascosti tra le canottiere. 

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